C’è chi sostiene che Facebook sia ormai il cimitero più grande del mondo: a 14 anni dalla sua nascita e con una base utenti la cui età media continua ad aumentare, ormai decine di milioni di profili all’interno del social network appartengono a defunti. Sarà capitato anche a voi che Facebook vi ricordi il compleanno di una persona che non c’è più, o di venire a sapere della morte di qualcuno leggendo il messaggio di un amico sulla bacheca del defunto, trasformatasi nel frattempo in una sorta di stanza del lutto virtuale.
E del resto, se ormai una parte consistente dei nostri scambi avviene online, è del tutto comprensibile che sia qui che manifestiamo sentimenti di dolore, ricordiamo episodi vissuti con chi non è più qui ed esprimiamo le nostre condoglianze a parenti e amici stretti; ed è altrettanto comprensibile che le sensibilità individuali siano diverse: ciò che aiuta alcuni a condividere ed elaborare il dolore può sembrare ad altri eccessivo o fuori luogo.
Un po’ alla volta elaboriamo nuovi codici condivisi per affrontare il lutto, chiedendoci ad esempio se è opportuno parlare pubblicamente di un decesso prima che l’abbiano fatto parenti o amici stretti. Anche le piattaforme adattano le loro funzionalità: oggi su Facebook, dalle impostazioni generali dell’account, possiamo decidere cosa deve accadere al nostro profilo Facebook dopo che saremo morti:
• eliminare completamente l’account e tutti i suoi dati;
• designare un “contatto erede”: una persona che avrà il permesso di disporre del nostro profilo trasformandolo in un “account commemorativo”, fissare un post in cima al profilo, cambiare la foto profilo, rispondere alle richieste di amicizia e, se vogliamo, scaricare un backup di tutti i nostri post, immagini e video, esclusi i messaggi.
Gli “account commemorativi” sono meno visibili degli altri (non vengono ad esempio proposti fra “le persone che potresti conoscere” e fra i compleanni del giorno), ma restano con la bacheca aperta, con gli stessi permessi attivi in vita, per gli amici che vogliono “parlare con chi non c’è più”.
Due libri sulla morte ai tempi di Internet “Il libro digitale dei morti” di Giovanni Ziccardi affronta in modo approfondito ma comunque estremamente piacevole da leggere tutte le implicazioni della morte nell’era del digitale, fra desiderio di oblio e promesse (o minacce) di immortalità.
“La morte si fa social” di Davide Sisto affronta, dal punto di vista di un filosofo, la relazione fra morte e cultura digitale: oggi viviamo il lutto online, domani continueremo a esistere in una dimensione virtuale?
Quando muore uno famoso Per alleggerire un po’ consiglio anche di leggere una delle tavole più divertenti del fumettista Zerocalcare, che racconta ciò che succede su Internet quando muore una persona famosa e, magari, controversa, fra poco credibili manifestazioni di dolore, desiderio di partecipare al lutto collettivo e ritrosia a scrivere cose magari scontate. http://bit.ly/QuandoMuoreUnoFamoso
5 Commenti. Nuovo commento
Gentile Alessandra,
Davide Sisto oggi mi ha segnalato che questo articolo ha suscitato un dibattito notevole e ti ringrazio. Il tema è di DIRITTI CIVILI e non “tecnico”. Ho prodotto una soluzione per l’uso responsabile del web e la gestione della EREDITA’ DIGITALE. Una delle più avanzate al mondo, l’unica con validità legale in Italia. Se siete interessati a saperne di più, http://www.elegacy.app – mi chiamo pietro jarre – sono socio coop e fondatore di http://www.sloweb.org
Spero tu ci possa contattare. grazie!
Grazie, molto interessante. Potrebbe spiegare, magari in un prossimo articolo, cosa fare se il deceduto non ha lasciato in eredità le sue credenziali? Crede che sarebbe possibile farlo modificare da fb, così che non ne venga più ricordato il compleanno. Grazie
Come farà FB a sapere che il suo utente è morto?
Lo devono comunicare gli eredi
Bel servizio, grazie. È capitato anche a me di apprendere della morte di una persona da FB, ma anche di vedere profili di persone decedute utilizzate probabilmente da un famigliare, oppure ancora aperti, e la cosa non mi sembra opportuna. Tant’è. In ogni caso è bene decidere “da vivi” cosa fare.
Grazie