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Natale a tavola, no ai divieti sì alle porzioni ridotte

La battaglia enogastronomica delle festività natalizie è iniziata già da Novembre, quando negli scaffali dei supermercati si affacciavano i primi panettoni e le confezioni da regalare per tempo a parenti, amici. Quest’anno, mi limiterò a privilegiare la moderazione delle porzioni, piuttosto che la dogmatica proibizione dei cibi cosiddetti a rischio per eccesso calorico o per sovraccarico metabolico.

Il buonsenso e i dati scientifici dimostrano che non esistono cibi del commercio buoni o cattivi ma solo nutrienti diversamente utili; al riguardo il semaforo rosso per quelli più ricchi di grassi e zuccheri è stato rifiutato anche che dagli esperti della Comunità europea, inglesi a parte! 

Tuttavia, alcuni cibi sanissimi possono risultare inadatti per problemi personali, allergici o digestivi, oppure debbono essere consumati saltuariamente e comunque in porzioni ridotte dai portatori di ipercolesterolemia, diabete, ipertensione o di altre patologie. Per questo e non per un buonismo natalizio dovremmo evitare proibizioni che stravolgono le percentuali di nutrienti indispensabili per la completezza della miscela alimentare.

Forse qualche lettore si meraviglierà nell’apprendere che le Società scientifiche competenti consigliano 2 o 3 uova alla settimana anche per gli ipercolesterolemici in trattamento. Oppure, rifletterà sul fatto che nei secoli scorsi morivano prima i diabetici condannati drasticamente all’esclusione di pasta, riso, pane, frutta e dolciumi, rispetto a coloro che si limitavano a ridurli. Oggi, un atleta diabetico, bene istruito dal suo medico, può arrivare al podio olimpico senza rinunciare a nessun piatto ma sapendo comporre la dovuta percentuale di proteine, carboidrati e grassi, senza autopunirsi con deprimenti rinunce.

Quindi, proviamo a ridurre le porzioni prima di abolire intere classi di cibi a rischio non per demeriti nutrizionali ma solo per la densità calorica inadatta per coloro che non hanno modo e voglia di smaltirla come al tempo dei bisnonni mediterranei, lavoratori manuali e camminatori obbligati.

Non a caso diversi anni fa, quando l’epidemia di “diabesità” era solo agli inizi, ho intitolato un mio libro: “La dieta si fa contando i passi: meno diete più movimento”. Troppi colleghi hanno sottovalutato lo stile di vita concentrandosi, invece, sulla condanna di particolari cibi e su diete troppo restrittive con risultati  deludenti a medio e lungo termine.

In conclusione, le festività di fine anno non devono comportare, almeno per le persone sane, troppi interrogativi del tipo: “peccare o rinunciare”, penalizzando quella convivialità che arricchisce una tavola ricca di salumi, timballi, carni (finalmente grasse e quindi più gustose). Un assaggio si potrà anche consentire! Se non altro lo dobbiamo alla professionalità dei cuochi e alla serenità nostra e dei commensali. Non dimentichiamoci che un motto, antico ma tuttora valido: “non si ingrassa da Natale a Capodanno ma da Capodanno a Natale”. Allora, buone feste e per una volta buon appetito! 

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