A cosa può servire un lampione? Di sicuro ad illuminare la strada. Forse anche a salvare la Grecia. La Grecia è il simbolo di questi tempi difficili: da mesi sull’orlo del baratro, con l’Europa che continua a lanciare ultimatum: “Dovete risparmiare o per voi sarà la fine”. Per cominciare a risparmiare molti comuni greci sono andati a Cattolica, in provincia di Rimini. Lì c’è la Umpi, azienda tecnologica tutta italiana che fa diventare intelligenti i lampioni. Il fondatore si chiama Piero Cecchini e prima faceva l’albergatore. Era il 1982 e una nuova legge imponeva che in ogni bagno d’hotel ci fosse un dispositivo di allarme da utilizzare in caso di emergenza. Quella cordicella che pende sulla vasca, da tirare in caso di malore. A Cecchini pareva assurdo spaccare tutti i muri per portare un nuovo cavo elettrico in bagno e così si ricordò delle onde convogliate, quelle che viaggiano nell’impianto elettrico già presente. Le onde convogliate erano conosciute da tempo, ma abbandonate lì. Cecchini intuisce che il cavo elettrico può diventare anche un cavo telefonico per trasferire informazioni.
Dalla cordicella antimalore estende l’applicazione all’illuminazione pubblica: le onde convogliate mettono in rete i lampioni, un sistema regola accensione, spegnimenti, ricerca di guasti. Così non si vedono strade illuminate per errore a mezzogiorno, l’intensità della luce può essere mutata a seconda delle ore della notte e il risparmio della bolletta elettrica va dal 30 al 45%. L’investimento su ogni lampione è di circa 250 euro chiavi in mano e si ripaga mediamente in cinque anni. Questo ha convinto i comuni greci, da Salonicco in giù, ad investire milioni di euro sulla tecnologia dell’Umpi. Anche in periodo di magra come questo.
Perché si risparmia e perché una parte dei finanziamenti arrivano dal Fondo europeo per l’efficienza energetica. Prima dei greci ci ha pensato Barletta, che calcola di risparmiare il 32% di energia per l’illuminazione stradale. Ben oltre il 20% che chiede l’Europa. Il sistema brevettato da Umpi, che è cresciuta negli anni ed adesso ha una sessantina di dipendenti, si chiama Minos System, telegestione degli impianti d’illuminazione esterna, illumina la Mecca e Medina, città sante dell’Islam, il Cristo Redentore di Rio De Janeiro e il “Dinosauro”, l’enorme atrio all’ingresso della stazione di Roma Termini. Lì ci sono più di 1.600 lampade, che si accendono, si spengono e regolano il flusso luminoso tenendo conto della luminosità esterna, degli orari di utilizzo della stazione e di molte altre variabili.
Le onde convogliate illuminano il futuro perché permettono di pensare ai lampioni in modo nuovo: come una base per fornire servizi ai cittadini. I lampioni, disseminati ovunque per il pianeta, sono una cablatura di base: possono diventare reti Wi-Fi per connessioni internet, punti di ricarica per auto, moto e bici elettriche, snodi per telecamere di videosorveglianza, basi di display per fornire informazioni e piccole centrali meteo. A Cattolica un lampione lo vedono così: altro che un palo di ferro con attaccata una lampadina.
Massimo Cirri e Filippo Solibello