Pensate al pomodoro. Nasce in America ma finché resta lì è una pianta tra le tante. Solo quando arriva in Italia esplode la sua potenza: diventa sugo, salsa, pappa al pomodoro, base di una cucina, identità di un paese, civiltà. Pensate alla scrittura: l’hanno inventata i Sumeri, siamo nel 3200 a.C., ma loro scrivevano per tenere i conti, amministrare, ricordarsi chi ha pagato e chi è in ritardo con i versamenti. Una cosa da commercialisti, con tutto il rispetto per la categoria.
Poi Dante compone “La Divina Commedia”. È sempre scrittura, ma c’è sentimento, narrazione, umanità. Scrittura alla massima potenza: altro che libri contabili. Tutto questo per arrivare a Twitter. È un servizio gratuito per inviare messaggi brevi ad altri utenti che hanno scelto di riceverli.
È anche lui un’invenzione americana ed è veloce, facile da utilizzare, semplice ed immediato. Quando va bene serve per diffondere notizie. Quella del terremoto in Abruzzo, ad esempio, la danno gli utenti di Twitter molto prima dei media tradizionali. Ma nel 99% dei casi serve a cose meno nobili: sapere cosa dice di sé un personaggio famoso o mandare a quel paese un avversario politico.
A Twitter, anche se è quotato alla borsa di New York e vale un mucchio di miliardi, mancava finora il balzo evolutivo. Quello che hanno avuto il pomodoro e la scrittura cambiando la vita di tutti noi che possiamo goderci gli spaghetti al sugo mentre leggiamo un romanzo. E anche qui l’innovazione viene dall’Italia.
Si chiama Twitteratura, la trovate sul sito Twitteratura.it e l’hanno inventata Paolo Costa, Edoardo Montenegro e Pierluigi Vaccaneo. Il primi due sono docenti universitari, il terzo fa il presidente della Fondazione Pavese.
La Twitteratura funziona così: si sceglie un libro e poi la comunità di chi ne ha voglia lo legge e lo commenta – un capitolo alla volta, in base a un calendario condiviso – “riscrivendolo” su Twitter. Con un solo tweet – provate il brivido di condensare I Promessi Sposi in 140 caratteri – o con molti. Si riscrive, si fanno variazioni, commenti liberi; si interpreta, si aggiunge e si sottrae. Si divaga, si dissacra l’originale, si cambia registro linguistico, si contamina. Quando Twitteratura ha messo le mani su “I Promessi sposi” ogni personaggio del romanzone si è ritrovato con un proprio profilo Twitter che diceva la sua.
Anche La Provvidenza e La Peste twittavano come forsennati. E poi ogni singolo messaggio, il tweet, può a sua volta essere commentato, aggiunto, replicato. Alla fine ne esce una specie di libro, si chiama tweetbook, che contiene i tweet migliori. Sono stati twitterletterati testi di Pavese, Manzoni, Queneau, Calvino e Pasolini. Ora è la volta di Emilio Lussu con “Un anno sull’altipiano”. La twitteratura piace nelle scuole: educa alla lettura e al piacere di scrivere quanto è bello leggere; insegna le regole della scrittura sintetica e l’uso intelligente delle nuove tecnologie. Lo dice la professoressa Elisa Lucchesi, che insegna italiano e latino al Liceo Fermi di San Marcello Pistoiese: “Twitter assicura condivisione, gusto della sfida e possibilità di sbizzarrirsi con ironia e sarcasmo. Oggi nelle mie classi ogni studente conosce a menadito testi che altri si sognano”.
Ora Twitter è maturo. Come un pomodoro.