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Mangiamo pensando anche alla sostenibilità

Anche l’alimentazione ha le sue responsabilità nello sfruttamento del pianeta e ormai si parla, sempre più spesso, di “sostenibilità” dei modelli nutrizionali che abbiamo adottato quando spreco di acqua, devastazione di territori con inquinamento e costi di trasporto, dovuti soprattutto ai grandi allevamenti di animali da macello, non avevano le dimensioni attuali.
Non ho basi culturali specifiche per trattare il problema nei suoi risvolti ecologici e socio-economici e neppure voglio sfiorare le ideologie che dividono carnivori e vegetariani, ma da medico, coinvolto professionalmente nei problemi della nutrizione clinica, credo che si possano dare dei consigli di buonsenso sullo stile alimentare che meglio concilia la fisiologia con l’ecologia.
L’uomo ha dimostrato, nella sua storia, di essere un onnivoro estremamente adattabile, ma oggi deve sfruttare al meglio questo dono naturale per non peggiorare l’impatto ambientale di alcune scelte alimentari, troppo legate a tradizioni, gusto, praticità o alle pressioni consumistiche, più che alle raccomandazioni formulate dagli esperti di Scienza dell’alimentazione.
Dalle troppe edizioni della “piramide alimentare” siamo arrivati dunque alla “piramide ambientale” che oltre ad assicurare gli equilibri nutrizionali vuole salvaguardare lo spreco di risorse naturali. Come ha scritto Michael Pollan, nel suo pregevole libro intitolato “Il dilemma dell’onnivoro”, l’uomo moderno deve orientare le scelte alimentari anche in funzione delle risorse naturali e del costo socio-economico per non compromettere il destino degli eredi.
Al riguardo, è corretto segnalare anche l’impegno del “Barilla Center for Food and Nutrition”, nel raffigurare la piramide ambientale affiancata alla piramide nutrizionale, in modo da unificare in un solo modello la tutela della salute e la tutela ambientale. Senza entrare in dettagli (ma l’argomento merita degli approfondimenti) non dovremo diventare necessariamente vegetariani ma è pur vero che non serve al benessere mangiare carne o pesce più di un paio di volte alla settimana.
Il recupero di piatti unici basati su cereali e legumi, con ortaggi e frutta in abbondanza, non è l’ennesimo richiamo alla cosiddetta dieta mediterranea ma è un’opportunità conciliatrice fra prevenzione dietetica, gastronomia e impatto ambientale.

Eugenio Del Toma

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