Succede fuori dall’Italia, ma ci riguarda. Perché ha a che fare con i rifiuti, intorno ai quali si gioca un pezzo importante della salvaguardia del pianeta. E della fatica che ci si mette per salvarlo. Perché anche i consumatori più attenti e responsabili, quelli che risparmiano energia e non sprecano l’acqua, quelli che vanno il più possibile in bicicletta e con i mezzi pubblici, sono esseri umani. Quindi hanno debolezze ed esitazioni. Le abbiamo tutti. E anche a voi sarà capitato di titubare di fronte ai cestini della spazzatura con qualcosa in mano e una domanda in testa: “E questo dove va? È plastica riciclabile o è carta unta? Va con il tetra-pak o nell’indifferenziato?”.
Così lo avete buttato nel sacco nero. Dal quale poi lui è uscito come tormento per la vostra coscienza ecologica: “Ho sbagliato? Potevo pensarci meglio? Guardare su internet? Perché l’ho fatto? Perché questa leggerezza?”. Perché siamo umani. Perché la raccolta differenziata richiede un’adesione ideologica e una quotidiana applicazione fisica che nemmeno le discipline orientali più estreme si sognano di reclamare.
Dal primo ottobre di quest’anno a Padworth, nel Berkshire, siamo in Inghilterra, non lontano da Londra, è entrata in funzione Magpie. È la prima macchina separa-rifiuti intelligente al mondo. Riconosce la spazzatura e la differenzia. Tonnellata dopo tonnellata. Senza mai esitare, in totale autonomia dall’uomo e dai suoi dubbi, automaticamente la butta nel contenitore giusto, pronta per essere riciclata. Magpie è come un nastro trasportatore dei bagagli degli aeroporti.
Solo che fa camminare spazzatura: un sistema a raggi infrarossi spara il suo segnale e da come torna indietro lei riconoscere di che si tratta. Così divide vetro, metalli, carta e plastiche di ogni tipo. Come il nastro al check-in di Linate divide le valige che vanno a Lamezia Terme da quelle destinate a Anversa. O quasi. Magpie non ha le incertezze che tormentano gli umani quando hanno in mano una pezzo di plastica. Basta programmarla, lei impara e le riconosce tutte. “Processa” cinque tonnellate di schifezze all’ora ed è un progetto della Veolia Environmental Services, una gigantesca compagnia che ha scommesso su questa tecnologia per arrivare entro il 2021 a riciclare il 60% dei rifiuti domestici – adesso sono al 40%.
E ogni 1% in più, dicono, equivale a 300mila tonnellate in meno di anidride carbonica vomitata in atmosfera. In Inghilterra sono contenti anche quelli del movimento NIMFY (Not in My Front Yard) che iniziavano ad essere stufi di avere il cortiletto d’ingresso invaso da un’infinità di contenitori diversi per la raccolta differenziata.
Noi, in Italia, staremo a vedere. Intanto continuiamo a differenziare alla fonte, che è sempre un vantaggio, anche se a volte espone a lancinanti dilemmi: “Questo dove lo butto?”.

Massimo Cirri e Filippo Solibello

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