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L’inciviltà dell’auto e la vendita di biciclette

Scopriamo senza troppe sorprese che l’inquinamento dovuto al traffico veicolare mondiale provoca addirittura milioni di vittime e uno stato di degrado del mondo naturale residuo che, per la verità, già potevamo intuire da soli. Quello che forse sorprende di più sono i dati italiani, perché nel nostro paese, ci sono, in proporzione, più veicoli che in ogni altra parte d’Europa: 36 milioni per 60 milioni di abitanti. In Italia viaggiano circa 80 veicoli per km lineare di strada, contro una media europea di 50 e statunitense di 42. E il bello è che, invece, di essere contenti del fatto che, per la prima volta, la vendita di biciclette supera quella delle automobili, eccoci tutti a disperarsi perché non si vendono più autovetture.

Ma la domanda giusta è: perché se ne dovrebbero vendere ancora? L’automobile è una macchina molto poco efficiente: di tutta l’energia liberata dalla combustione solo il 13% si trasforma effettivamente in trazione, e, di questa, più della metà riscalda i pneumatici, l’asfalto e l’aria. Il restante 87% dell’energia diventa solo calore e rumore. L’auto è una specie di gigantesca stufa rumorosa che riscalda l’atmosfera e, poi, incidentalmente, produce movimento. In pratica solo meno dell’1% di carburante serve in realtà a spingere il veicolo. Non si dovrebbe comprare nemmeno un aspirapolvere con quelle performance.

Trascorriamo in auto sette anni della nostra vita, contribuendo per il 20% alle emissioni di anidride carbonica, per l’80% a quelle di monossido di carbonio, per il 30% al monossido di azoto e per il 20% a quelle di idrocarburi incombusti, per non parlare delle polveri sottili (il cosiddetto PM) e delle altre sostanze dannose. Per costruire un’auto di una tonnellata occorrono grosso modo 25 tonnellate di altri materiali, 200 tonnellate di acqua e 1,5 tonnellate di petrolio sotto forma di materie plastiche; e tutto questo, alla fine, si trasforma in 4 tonnellate di CO2.

Ciononostante siamo arrivati a un miliardo di autoveicoli circolanti sul pianeta, con un incremento di 50 milioni all’anno per un totale di circa mille modelli. L’auto invade strade e spazi magari utili per altri scopi, irreggimenta le persone e ne scatena le reazioni nervose, si mangia letteralmente il nostro tempo e priva della libertà, invece di favorirla, distrugge la salute e uccide, ammorba l’aria. Per anni i mezzi di comunicazione di massa ci hanno parlato della civiltà dell’auto e hanno magnificato corse avventurose, grandi quote di libertà individuali e orizzonti che con l’auto si sono allargati. Oggi non è più così. L’auto ci ha colonizzato l’anima e distrutto il portafoglio, ma pensate cosa potrebbe accadere quando tutti i cinesi vorranno condurre un’autovettura: solo per loro ci vorranno 65 milioni di barili di petrolio al giorno, quando, in tutto il mondo, oggi, se ne estraggono 87. Se gli italiani hanno una o due auto è perché, per ciascuno di noi, venti cinesi vanno ancora in bici e quaranta africani a piedi.

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