Aveva visto bene il presidente Mattarella. E in anticipo, come sa fare. Qualche mese addietro ha premiato come Alfiere della Repubblica Gennaro Dragone: “Per la tenacia e l’impegno civico con i quali si fa portavoce, nel suo quartiere, del progetto di comunità energetica e solidale, finalizzato a produrre e condividere energia pulita. Nonostante la giovanissima età è diventato un motivatore ascoltato dagli adulti e quindi uno degli artefici del progetto”. Gennaro, ma a San Giovanni a Teduccio, periferia di Napoli, dove vive, lo chiamano Genny, ha undici anni. Ha convinto 40 famiglie a mettersi insieme per fare una comunità energetica rinnovabile.
Le comunità energetiche esistono dal 2019, quando Genny di anni ne aveva 8, e sono associazioni di cittadini, imprese e enti locali che decidono di metter su un impianto di produzione di energia da fonti rinnovabili. I vantaggi? Una bolletta più bassa; un ambiente più sano – si usa fotovoltaico, quasi sempre, ma anche eolico e biomasse invece di fonti fossili inquinanti – e minori perdite di rete. Perché il 20% di energia si perde con il trasporto. E poi, valore difficile da misurare ma importantissimo, la comunità energetica è un modo diverso, più solidale, di stare insieme tra cittadini. Fare squadra.
Quella di Genny è la prima comunità energetica rinnovabile e solidale del sud Italia. È un pannellone fotovoltaico che sta sul tetto della Famiglia di Maria, una fondazione che si occupa di minori e adulti in difficoltà. Dà energia elettrica a 40 famiglie che abitano in appartamenti intorno alla fondazione. Quelle convinte da Genny, che poi ha spiegato bene a tutti il valore dell’energia. Adesso, con i prezzi di elettricità e gas che galoppano, è più facile capirlo. Ma Genny lo sapeva già da prima. E sapeva anche quanto è importante ridurre gli sprechi e insegnare a farlo.
Le comunità energetiche rinnovabili in Italia oggi sono una ventina. A Turano Lodigiano, 1.600 abitanti, c’è la prima della Lombardia. Due impianti fotovoltaici sul tetto del campo sportivo e della palestra che danno energia a 23 famiglie, 9 utenze del Comune e alla parrocchia. L’impianto è gestito da una piattaforma digitale che monitora in tempo reale produzione e consumo, flussi di potenza, scambi di energia e risparmio in bolletta. Tutti dati che chi vuole può guardare sul cellulare con apposita app. Per certi maschi c’è il rischio di passarci ore. L’hanno chiamata, la comunità energetica di Turano, Solisca, che in sanscrito significa luminosità, calore, energia, vita. Dopo di lei, in pochi anni, solo in Lombardia, ne arriveranno altre 6.000. Perché il PNRR ha stanziato più di 2 miliardi di euro per le comunità energetiche rinnovabili. Con un canale privilegiato per i comuni con meno di 5 mila abitanti. Sono quelli più a rischio di spopolamento e di abbandono.
L’energia prodotta insieme può rinsaldare le comunità? Il presidente Mattarella e Genny non hanno dubbi. C’è anche chi pensa che produrre energia dal basso allontani dalle guerre. Anche le società del mondo Coop, come Nova Aeg, ci stanno lavorando: mettere le comunità al centro è nel Dna della cooperazione. Resta da capire se il sanscrito avrà un nome per tutte.