Futuro presente

L’elettricità vien dal molino. Le vecchie strutture rinascono per produrre energia

Dicono che all’origine dell’idea c’è un click su Google Maps, quel sito internet che ti fa vedere un punto su una carta geografica. Digitando “Mulino” o “Molino” e “Mantova” escono fuori migliaia di risultati. Una marea di località che si chiamano così perché lì c’era un vecchio mulino e spesso c’è ancora.
Per secoli hanno macinato grano e altri cereali sfruttando i salti d’acqua di canali e rogge. Piccoli salti, perché la pianura Padana è piatta, ma ancora un po’ in discesa. Quanto basta per muovere le macine. Poi, dagli anni ’60, i piccoli mulini del mantovano, come quelli nel resto d’Italia, sono rimasti abbandonati. Adesso tornano a vivere producendo energia elettrica. L’idea è venuta a tre professionisti mantovani, Gianluca Ferrari, ingegnere, Adriana Pagliarini, moglie dell’ingegnere che si occupa della burocrazia e Claudio Savazzi, installatore.
Sono loro che hanno cliccato su Google Maps e poi hanno messo su un’azienda, la Green Source srl. C’è di mezzo un cambiamento di mentalità – cercare l’energia dov’è e anche se sembra poca, si chiama micro idroelettrico – e un cambiamento tecnologico che racconta l’ingegner Ferrari: “L’introduzione dell’elettronica ha semplificato il controllo degli impianti rendendo quello che già era semplice in un vecchio molino, una pala mossa dalla corrente dell’acqua che trasmette il movimento ad un albero rotore, ancora più facile da gestire”.
E poi un basso costo d’investimento, manutenzione ridotta quasi a zero e una lunghissima durata dell’impianto. Tutte caratteristiche che rimandano ad una cultura del passato, quando le cose erano fatte per durare, invece che all’usa e getta di oggi. Quella che pensa all’immediato e riempie le discariche. Si può trasformare un molino da grano in idroelettrico mantenendone l’architettura originaria.
“In alcuni casi riusciamo a  sostituire solo le pale con materiali più moderni, mantenendo intatta la struttura – spiega Adriana Pagliarini – compreso l’albero rotore e le pulegge. Invece di collegarle ad una macina, facciamo andare un generatore che produce elettricità”. Quindi nessuna devastazione del territorio, come provocano a volte i pannelli fotovoltaici nei campi o le torri eoliche troppo alte, ma la valorizzazione di un patrimonio architettonico e dell’ambiente in cui è inserito da secoli.
Quelli di Green Source stanno studiando un percorso turistico tra molini risorti. La voglia di trasformare vecchi mulini in fonti di energia ha contagiato anche il Comune di Canneto sull’Oglio, 4.500 abitanti sempre in provincia di Mantova, che ha deciso di diventare produttore di energia installando due piccole centrali in altrettanti mulini abbandonati. Produrranno 40 e 70 kilowatt, che significa elettricità per una quarantina di famiglie, un guadagno per le casse comunali di 30/50mila euro all’anno e una storia che ritorna. Perché a Canneto sull’Oglio, nel 1899, fu realizzato un impianto di illuminazione elettrica con 18 lampade nelle strade e 4 sulla torre civica. L’energia veniva dal mulino San Giuseppe, diventato una “officina della luce elettrica”. Lo aveva realizzato un signore tedesco, Hermann Einstein. Aveva un figlio di nome Albert, Albert Einstein. Geniale, vero?

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