I politici e gli economisti ci dicono continuamente che da questa feroce crisi economica si esce solo se il Prodotto Interno Lordo ricomincia a crescere. Quasi nessuno dice da dove cominciare. Quale motorino d’avviamento può far ripartire l’economia? Il Politecnico di Milano, che quest’anno festeggia i suoi primi 150 anni e l’Enel, la prima fornitrice di energia elettrica d’Italia e la seconda in Europa, hanno dato una risposta molto chiara.
Sta scritta in un rapporto che si chiama Stato e prospettive dell’efficienza energetica in Italia e contiene un dato economico impressionante: il nostro PIL potrebbe crescere tra il 2% ed il 4% all’anno con l’efficienza energetica. Per avere un termine di confronto: questo 2013 si chiuderà con un PIL stimato del -1,8%. Efficienza energetica vuol dire ridurre il consumo di energia – quella elettrica o quella termica – che ci serve per un determinato obiettivo, ad esempio riscaldare casa, senza cambiare l’obiettivo. Quindi avere gli stessi 20 gradi di temperatura che abbiamo adesso ma consumando meno.
Secondo noi 18 gradi sono meglio di 20, per la salute delle persone e per quella del pianeta, ma questo si chiama Risparmio Energetico ed è, concettualmente, un’altra cosa. Un esempio di efficienza energetica lo abbiamo quasi tutti sopra la testa e sono le lampade a basso consumo: fanno la stessa luce ma consumano molto meno. Efficienza energetica vuol dire pompe di calore, caldaie a condensazione, elettrodomestici di classe energetica alta, i pannelli sul tetto che fanno l’acqua calda o quelli per il fotovoltaico. Efficienza energetica, dice il Rapporto, vuol dire prima di tutto riqualificare il patrimonio edilizio.
Perché le case degli italiani sono quasi tutte dei colabrodo energetici e fabbriche ed edifici pubblici non sono messi meglio. Tutte le costruzioni dove viviamo, lavoriamo, studiamo e passiamo il nostro tempo potrebbero essere sensibilmente migliorate: la tecnologia c’è, l’investimento si ripaga alla svelta e l’immobile poi vale di più. L’elenco di cosa contribuisce all’efficienza energetica è lungo. Ecco invece i benefici che ne verrebbero fuori: una riduzione dei consumi totali di energia compresi tra il 12 e il 18%, che significa meno dipendenza dall’estero – siamo un paese che importa l’85% dell’energia che consuma – e meno spese per tutti. E poi la ricaduta ambientale, con un miglioramento della qualità dell’aria che respiriamo, perché calerebbero tra i 50 e i 72 milioni le tonnellate di CO₂ immesse ogni anno nell’aria con le annesse schifezze di polveri sottili. Quindi meno malattie per tutti e meno spese per curarle. Un piano globale di efficienza energetica genererebbe un volume d’affari di 64 miliardi di euro all’anno da qui al 2020. Ne verrebbero fuori fino a 460.000 nuovi posti di lavoro all’anno – non è il milione che qualcuno prometteva tempo addietro – ma vorrebbe dire dall’1,2 al 2% di occupazione in più. Nascerebbe una filiera industriale dell’efficienza energetica, un traino per molti altri settori dell’economia.
A noi un meccanismo che permette stesso benessere e meno spese, maggiore qualità dell’ambiente e più lavoro sembra un Rinascimento dopo gli anni bui del Medioevo. Non lasciamocelo scappare mentre brindiamo al 2014: auguri ed efficienza energetica.
L’efficienza fa bene al Pil. Ecco come ridurre i consumi di energia
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