Cesenatico, 1361. Sulle banchine del porto, un gruppo di mercanti fiorentini sta scaricando le sue mercanzie quando irrompe un gruppo di armati al comando di Giovanni Manfredi, residente nel castello di Bagnacavallo dopo essere stato cacciato da Faenza. I suoi uomini assaltano i mercanti e fanno man bassa dei loro beni. Qualche tempo dopo, un elenco precisa quanto è stato rapinato: fra le altre cose figurano quattordici dozzine di forchette ad comedendum macherones, «per mangiare maccheroni».
Forchette specialmente destinate al consumo di pasta? E quale forma particolare dovrebbero avere? In realtà, non è questo il problema. Il fatto è che, nel Medioevo, le forchette servono quasi solo a mangiare la pasta. Per la maggior parte dei cibi si preferiscono le mani, il cui corretto uso è descritto e raccomandato nei manuali di “buone maniere” che a iniziare dal XIII secolo compaiono in Europa, a uso dei rampolli dell’alta società. Queste “maniere” mirano a differenziare il comportamento dei signori da quello dei contadini, che, si legge, non usano tre dita per prendere i pezzi di carne, ma l’intera mano; e non si vergognano di intingerla nel sugo e poi succhiarla, come un signore non dovrebbe mai fare. E via dicendo. Dalla lettura di questi testi comprendiamo come le mani siano ritenute lo strumento ideale per afferrare il cibo solido (solo per le vivande liquide si preferisce il cucchiaio, per motivi più che ovvi). Ciò sarà vero per secoli in Europa: ancora nel Seicento e nel Settecento vi sarà chi deplorerà quest’uso, ritenendolo sconveniente al gusto perché il buon sapore dei cibi non bisogna alterarlo mettendosi in bocca del metallo. E c’è anche dell’altro: maneggiare il cibo, toccarlo, tastarlo, è un piacere che non ci si vuol negare.
In questa Europa che non ama la forchetta, solo un genere di cibo sembra richiederla: la pasta. Bollente e scivolosa (per secoli, condita esclusivamente con burro e formaggio), la pasta si gestisce male con le mani. Il primo ricettario italiano, agli inizi del Trecento, raccomanda di prendere le lasagne con un legno appuntito (punctorio ligneo) onde evitare spiacevoli scottature. Anche nelle novelle medievali appaiono personaggi con la forchetta in pugno, intenti a infilzare maccheroni o ad avvolgere spaghetti. Non è dunque un caso che l’Italia, paese della pasta, sia anche il luogo in cui prima che altrove – già sul finire del Medioevo – si diffonde l’uso delle forchette. Quelle rapinate al porto di Cesenatico nel 1361 servivano appunto a questo: ad comedendum macherones.
Per la cronaca: gli eredi di quei mercanti, una generazione più tardi, erano ancora in lite con l’erede di Giovanni Manfredi (il signore di Faenza Astorgio) per farsi risarcire il valore delle 168 forchette, stimato in oltre 30 lire.
Le forchette e i maccheroni nell’Italia del 1300
Condividi su
Iscriviti alla
newsletter
di Consumatori
Ricevi ogni mese via mail la rivista digitale e le notizie più interessanti