Le connessioni tra cambiamenti climatici e salute sono numerosissime. Tra gli impatti diretti più pericolosi ci sono le ondate di caldo. Quando la temperatura dell’aria supera quella del corpo umano, cioè circa 37 gradi, il nostro organismo deve assolutamente potersi raffreddare. Lo fa sudando, ma se l’umidità dell’aria è troppo alta – il caldo afoso – l’evaporazione del sudore è ostacolata e può subentrare un forte disagio fisico seguito da disidratazione e colpo di calore mortale.
Nell’estate 2003 in Europa occidentale, allorché si raggiunsero per la prima volta nella storia meteorologica plurisecolare picchi di 40 gradi a Parigi come a Milano, si contarono ben 70 mila vittime, specie tra la popolazione più anziana. Oggi abbiamo specifiche allerte di protezione civile per “mettere al fresco” la popolazione più fragile, ma in futuro la frequenza e l’intensità di queste ondate di calore africano sono destinate a crescere, soprattutto nelle città dove il cemento esalta le temperature.
Altra minaccia diretta degli estremi climatici risiede nell’aumento delle tempeste, tornado, alluvioni, uragani, frane e allagamenti: nel giro di poche ore possiamo veder distruggere la nostra casa e la nostra vita può essere messa a rischio da traumi e annegamenti. La prevenzione in questo caso consiste nel proteggere o evacuare le zone più a rischio, ma ricordiamo che dopo ogni catastrofe naturale l’acqua può essere inquinata e aumenta la possibilità di epidemie. La siccità può ridurre la produzione agricola e generare sofferenza alimentare soprattutto nei paesi poveri, provocando carestie, malnutrizione e malattie. Siccità, caldo e forte vento si combinano per favorire un altro rischio, quello degli incendi boschivi: i recenti casi della California e dell’Australia hanno mostrato interi paesi rasi al suolo dal fuoco con decine di vittime.
L’aumento della temperatura nei prossimi decenni causerà un forte incremento del livello dei mari a causa della dilatazione termica delle acque e della fusione dei grandi ghiacciai polari. Attualmente gli oceani stanno già salendo di 3,5 mm all’anno e a fine secolo si attende tra mezzo metro e più di un metro di aumento a seconda degli scenari di riduzione o meno delle emissioni. In entrambi i casi molte città e pianure costiere – come Venezia e il delta del Po – diventeranno inabitabili e causeranno migrazioni imponenti, con tutto il loro carico di crisi sanitarie.
L’aumento di temperatura causerà l’espansione degli areali adatti agli insetti vettori di malattie virali e batteriche, così che queste si diffonderanno anche in zone dove ora sono rare o sconosciute. Un esempio concreto è la zanzara tigre importata in Italia dal Vietnam con i commerci navali e vettore di quattro virus: febbre del Nilo occidentale, febbre dengue, virus zika e chikungunya. Le estati sempre più calde ne hanno favorito la diffusione in tutto il paese, dove nel 2007 si è registrato il primo focolaio autoctono di chikungunya tra Cesena e Forlì, un problema che interferisce anche con la donazione di sangue che viene sospesa quando le zanzare diffondono queste malattie. Conoscere per prevenire!