L’evento “Mens-a”, organizzato a Bologna dall’associazione Apun sotto la direzione di Beatrice Balsamo, è giunto ormai al terzo anno di vita e mostra i segni di una crescita che promette bene, attestandosi come appuntamento culturale di prim’ordine. Il cibo come fattore-chiave della cultura e della socialità è al centro di questa iniziativa, intitolata nel 2015 agli “stili conviviali” cioè ai modi della condivisione e dell’ospitalità come elementi costitutivi del gesto alimentare. Storici, antropologi, filosofi, letterati si sono alternati nei tre giorni della manifestazione, dando vita a un dibattito su temi che sono sulla bocca di tutti e sui quali è importante riflettere, per dare conto della straordinaria complessità dei valori simbolici e, in senso lato, ideologici che l’atto del nutrirsi porta con sé, incrociandosi alla sua dimensione nutrizionale.
Mangiare è un gesto individuale; ma è tipico delle società umane compierlo assieme ad altri, attivando forme conviviali che lo arricchiscono di implicazioni sociali e relazionali. Appunto di questo si è parlato negli incontri di “Mens-a” 2015. Il cibo come relazione: sedersi a tavola insieme (ma più in generale, consumare il cibo insieme, giacché non sempre e non ovunque si mangia seduti a tavola) è un modo per rappresentare la comunità, i valori che essa esprime, le relazioni che si costituiscono al suo interno. Anche negli aspetti conflittuali: la vita (e così il convivio che la rappresenta) non è solo accordo e solidarietà ma spesso anche tensione, conflitto. Tutto ciò si esprime a tavola in modo particolarmente immediato ed efficace, data la centralità che il cibo occupa nell’esperienza quotidiana: essenziale per vivere, il cibo incarna e riassume i valori centrali dell’esistenza.
Condividere il cibo (o non condividerlo affatto) è il primo modo per mostrare la relazione che abbiamo col mondo e con gli altri. Per questo “Nutrire il pianeta”, il motto dell’Expo milanese, è ben più di un proclama alimentare: è l’appello a un nuovo modo di configurare i rapporti fra i popoli. In ogni caso dev’essere chiaro che non stiamo parlando solo di calorie. Il cibo è benzina ma anche relazione. È stare a tavola “insieme”. Il primo valore che un “convivio” comunica è quello delle assenze: chi c’è, e chi non c’è.
La dimensione relazionale è anche quella col territorio, col paesaggio, col lavoro. Un rapporto positivo col cibo – che vuol dire conoscenza, reciprocità, attenzione – implica convivialità con i compagni di tavola e anche col prodotto, con i luoghi di cui esso è espressione, con la cucina che lo ha trasformato in cibo. In questo modo si ridà intelligenza e spessore a un gesto fondamentale della nostra vita, che troppo spesso siamo stati tentati di pensare come un gesto banale.
agosto 2015