“A torto si lamentan li omini della fuga del tempo, incolpando quello di troppa velocità; ma bona memoria, di che la natura ci ha dotati, ci fa che ogni cosa lungamente passata ci pare esser presente».

Mi capita spesso di pensare a questo bellissimo frammento di Leonardo da Vinci, che invita a riflettere sul dono straordinario di cui la natura ha dotato gli uomini: bona memoria, che rende presente ogni cosa, anche quando «lungamente passata». Ragion per cui, in fondo, non dovremmo troppo lamentarci della «fuga del tempo», giacché le cose (persone, pensieri, affetti, saperi, tutto quanto) quando si ricordano restano attuali e non sono affatto passate, ma continuano a vivere.

In fondo è questo il senso della storia. Mantenere viva la memoria di ciò che, altrimenti, sarebbe davvero “passato”, scomparso. Attenzione, dunque: quando parliamo di memoria e di ricordi non stiamo parlando di passato, ma di presente. Di un passato che rimane presente perché qualcuno lo ricorda e lo racconta. Nella consapevolezza che storia e memoria non sono esattamente la stessa cosa, giacché la memoria seleziona, distorce, inventa, ricostruisce.

Ciò vale anche quando si tratta di cibo, di ricette, di tradizioni culinarie. La memoria serve a conservarle ma anche a modificarle, distorcerle, riviverle in modo diverso. O a cancellarle, se alla memoria sopravviene la dimenticanza. Di tutto questo si è parlato nell’edizione 2019 del “Baccanale” di Imola, che si è svolto nello scorso mese di novembre ed è stato appunto dedicato al «gusto dei ricordi». Fra gli affetti del passato (e il suo archetipo letterario, la “madeleine” di Proust, che Leo Gullotta ha interpretato in modo magistrale all’apertura della manifestazione) e le inevitabili e comprensibili nostalgie che sempre condiscono il mondo dei ricordi, ciò che soprattutto è emerso, e su cui soprattutto si è dibattuto, è l’importanza di impegnarsi oggi, qui, per mantenere in vita quei frammenti di passato che oggi, qui, riteniamo meritevoli di accompagnarci in un viaggio che continua. È così per tutto ciò che impropriamente riferiamo al passato mentre appartiene a noi. Mi piace sempre ricordare che la parola “tradizione” nasce dal latino tràdere che significa “consegnare”: un gesto dinamico che presuppone due attori, qualcuno consegna, qualcun altro riceve. A ricevere, conservare, vivificare quel lascito siamo noi, adattandolo ai nostri bisogni, desideri, interessi. Senza di che, il lascito non è raccolto e resta lettera morta. Senza presente, senza futuro. Senza memoria.

Rileggiamo le semplici ma straordinarie parole di Leonardo, quando chiamiamo in causa i ricordi. Il gusto dei ricordi viene forse dal passato ma adesso appartiene a noi, che ne siamo totalmente responsabili.

Tag: presente, memoria, tradizione, passato

Condividi su

Lascia un commento

Dicci la tua! Scrivi nello spazio qui sotto cosa pensi dell’articolo, la tua opinione è importante per noi.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.
Devi accettare i termini per procedere

Ho letto la policy privacy e accetto il trattamento dei miei dati personali

Iscriviti alla
newsletter

di Consumatori

Ricevi ogni mese via mail la rivista digitale e le notizie più interessanti

;