Piccola favola sui libri. I libri a volte sono nuovi, a volte meno nuovi – un libro non muore mai – a volte un po’ o molto vecchi e li vendono le librerie antiquarie. Loro, le librerie antiquarie, sono anche molto moderne e stanno sul mercato in tutti i modi. C’è un sito specializzato, si chiama AbeBook, dove decine di migliaia di librerie indipendenti, piccole e grandi, mettono in vendita più 140 milioni di libri. C’è di tutto: libri antichi, libri rari, cose fuori catalogo, libri semplicemente usati e libri nuovi. C’è una copia de Il nome della rosa di Umberto Eco, prima edizione del 1980, a 10.120 euro. Roba da appassionati: la vende una libreria di Mount Pleasant, South Carolina, Usa.
Se volete spendere qualcosa in meno ce n’è una copia, sempre prima edizione, a 5.333 euro (più 11 di spedizione) che viene da Londra. È pure firmata dall’autore: «È raro trovare una copia firmata da Eco», precisa il libraio. Ma Il nome della rosa su AbeBook lo trovate anche a 2,60 euro in una libreria romana o a 0,88, in tedesco, da una libreria di Grasellenbach, Assia.
AbeBook ha sede in Canada, è online dal 1996 e all’inizio vendeva i libri di quattro librerie. Poi è sempre cresciuta comprando piattaforme tedesche e spagnole, siti di comparazione prezzi e di catalogazione di libri. Il sito italiano c’è dal 2008. Sempre in quell’anno AbeBook è stata comperata da Amazon, il colosso del commercio elettronico.
Qualche settimana addietro Amazon decide che dal 30 novembre AbeBook non avrebbe più lavorato con le librerie antiquarie di Corea del Sud, Polonia, Repubblica Ceca, Russia e Ungheria. Non spiega perché, è un po’ nel suo stile, si limita a una mail: «Dal 30 novembre AbeBooks non supporterà più i venditori di alcune nazioni. La tua impresa si trova in una delle nazioni coinvolte e il tuo account verrà chiuso. Ci scusiamo per l’inconveniente».
I librai antiquari si irritano, soprattutto per le poche informazioni ricevute. Forse c’entrano i mezzi di pagamento: ma non si fa così. Loro non ci stanno e decidono di scioperare. Come? Ritirando ognuna i propri libri dal catalogo di AbeBooks. Aderiscono 582 librerie da 27 paesi: 14 in Australia, 2 in Argentina, una in Giappone, una in Malesia e una in Messico, tantissime negli Usa e 25 in Italia. Tolgono dagli scaffali virtuali 3.790.514 libri. Dicono che sono solidali con i colleghi esclusi, che potrebbe succedere a chiunque, che lo sciopero inizia lunedì e andrà avanti per una settimana. Il mercoledì Amazon cede. Chiede di parlare urgentemente con la presidente australiana della Lega Internazionale delle Librerie Antiquarie. C’è anche il vicepresidente Fabrizio Govi, italiano. Racconta che l’incontro avviene di notte, che Arkady Vitrouk, l’amministratore delegato di AbeBook, «si scusa numerose volte» e poi cede: nessuna esclusione di librerie in nessun paese, cerchiamo una soluzione per i pagamenti. Secondo il New York Times non era mai capitato che una categoria di venditori riuscisse a ottenere qualcosa da Amazon. Ci sono riusciti i librai antiquari, sono stati solidali: «Amor librorum nos unit» è il loro motto,«Ci unisce l’amore per i libri».
Buon anno, buone letture.