Mi è capitato fra le mani un ricettario di parecchi anni fa, firmato da Vera Rossi Lodomez, autrice nel 1950 del celebre “Cucchiaio d’argento”. Tre anni dopo cura per l’Agipgas, che ne fa dono “alla massaia italiana”, un libretto più agile intitolato “Far presto. Ricettario casalingo della buona cucina”. Prima di passare alle ricette il manuale dedica due capitoli, rispettivamente, a “come si dimagrisce” e a “come ingrassare”. Mi ha colpito quest’ultimo, perché difficilmente troveremmo un argomento del genere in un libro di cucina dei nostri giorni. Evidentemente, nel 1953 la situazione sociale e culturale del nostro paese era assai diversa. La guerra (speriamo l’ultima) era alle spalle da diversi anni. La ricostruzione era in atto, ma il boom economico non era ancora esploso. La paura di ingrassare – tipica dell’età del benessere – non aveva ancora monopolizzato il discorso sul cibo. Ecco dunque la nostra Vera dilungarsi sulle strategie per combattere non il peso, ma la sua mancanza. Non si occuperà – precisa subito – della magrezza derivante da qualche disfunzione ghiandolare, ma solo “del dimagramento che chiameremo normale”, avvenuto “in seguito a una malattia o a un esaurimento nervoso”.
Premessa: “per quanto possa apparire strano, è assai più difficile ingrassare che dimagrare” . Il mezzo più efficace sarà quello di adottare un regime alimentare “ingrassante”, che abbondi sulle qualità di cibo che si devono invece scartare quando si vuole ottenere lo scopo contrario. Dunque dare la preferenza al pane, alla pasta, ai farinacei, ai dolci, che “appariranno frequentemente sulla tavola del troppo magro”. A lui si consiglia di “bere mangiando”, secondo l’idea che bere durante il pasto aiuti una più completa assimilazione del cibo. “Nei casi di dimagramento più marcato”, oltre al pranzo e alla cena sono consigliati due pasti supplementari, “lo spuntino delle dieci e la merenda delle cinque”. Magari anche “un ultimo spuntino prima di andare a letto”.
Chi ha appetito dovrebbe risolvere il problema in tempi rapidi. Un problema può invece essere l’inappetenza: in questo caso si consigliano “pasti più leggeri, ma frequenti: poca quantità di cibo, ma spesso”. Dedicando particolare cura alla colazione del mattino, quando “anche chi ha poco appetito sente spesso il desiderio di mangiare”. Dunque attenzione a preparare “una prima colazione nutriente e varia”, sul modello “anglosassone”. Latte o cioccolata, pane arrostito con burro e marmellata o miele, un uovo alla coque (o “preparato all’inglese, nel tegamino con la pancetta”), una fetta di prosciutto, un pezzo di formaggio, una fetta di torta… variando spesso “perché la varietà dei cibi stuzzica l’appetito”. E ricordare sempre, durante la giornata, che “per integrare una dieta ingrassante, non v’è nulla di meglio del latte”. Anche la birra, se piace, “sarà di grande aiuto”. Infine, è ottima regola stendersi immediatamente dopo i pasti per una siesta di un quarto d’ora, meglio se di venti minuti”. I tempi cambiano…