All’inizio dell’anno, in un Paese dove perfino la televisione nazionale incoraggia l’analfabetismo scientifico con esternazioni quotidiane sugli oroscopi, trovo opportuno allertare i lettori sull’accattivante trappola dell’oroscopo genetico.
Così è stata denominata scherzosamente la possibilità di profetizzare, mediante l’interpretazione del DNA, il rischio di contrarre malattie come il diabete, l’infarto, l’Alzheimer o più banalmente l’obesità, ovviamente con diete particolareggiate.
Intendiamoci, la decodificazione del genoma umano è stata una conquista scientifica epocale! Tuttavia, le applicazioni pratiche sono difficili perché soltanto in poche malattie monogeniche (ad esempio, la talassemia) esiste un rapporto causa-effetto che nella maggior parte delle malattie è invece multigenico e quindi di interpretazione molto complessa.
Quante volte abbiamo letto o sentito che è stato scoperto il gene dell’obesità, come se questa patologia, dove sono in gioco molteplici fattori (tra l’altro modulati da quel complesso sistema che chiamiamo “ambiente“), potesse essere ricondotta ai capricci di un singolo gene.
Il perché di questo richiamo alla prudenza nell’interpretazione delle cause genetiche e quindi delle possibili contromisure dietetico-farmacologiche, deriva dalla preoccupazione con cui le riviste mediche più autorevoli hanno segnalato, particolarmente in America, il moltiplicarsi di laboratori e di vere e proprie aziende specializzate nel lucrare sulla credulità della gente proponendo analisi che, a tutt’oggi, non consentono deduzioni di concreta traducibilità pratica. Si tratta appunto di “oroscopi genetici” che sono fonte di enormi guadagni.
Il fenomeno, che tramite Internet sta diffondendosi in tutto il mondo, ricorda per certi versi quanto è accaduto e accade in Italia con le reazioni avverse agli alimenti, ovvero con le cosiddette “intolleranze alimentari”.
Le Società scientifiche competenti hanno sempre e coerentemente sottolineato l’inattendibilità scientifica della maggior parte dei test diagnostici utilizzati per l’accertamento delle intolleranze (le vere allergie alimentari sono tutt’altra cosa e consentono diagnosi certe), eppure si sono moltiplicati i test più inverosimili! Un’interpretazione inadeguata dei test genetici potrebbe “costringere” a formulare diete gravemente carenziate, per l’esclusione indiziaria di interi gruppi alimentari, con inevitabili contraccolpi sugli equilibri metabolici.
Purtroppo, dovremo ancora pazientare per una “lettura” davvero premonitrice del genoma. Questa è anche la conclusione di un editoriale comparso sulla prestigiosa rivista medica “New England Journal”. E gli stessi limiti penalizzano, per ora, anche la nutrigenomica: la branca scientifica che in futuro suggerirà, su basi meno aleatorie, quali cibi preferire.
febbraio 2015