Molti in Occidente hanno un’idea della Cina legata a ciò che era nei decenni scorsi: la fabbrica del mondo, un gigantesco produttore di merci a basso costo e qualità non eccelsa. Al contrario, oggi la Cina guida l’innovazione tecnologica in molti settori vitali, primo fra tutti l’intelligenza artificiale e le sue applicazioni.
La Cina è la nazione con il maggior numero di utenti Internet al mondo e qui l’uso degli smartphone riguarda ogni aspetto della vita quotidiana, dove lo smartphone ha praticamente sostituito il personal computer. Scordatevi Facebook e Google: in Cina chiunque è registrato su WeChat, piattaforma che è insieme social network, sistema di messaggistica, metodo di pagamento e ospita un’infinità di app con cui giocare, acquistare online, pagare al ristorante, perfino ottenere i documenti necessari per sposarsi; in alcune città, il profilo WeChat funziona addirittura come documento di identità.
In Cina se non sei su WeChat sei praticamente fuori dal mondo perché diventa estremamente complicato acquistare, viaggiare, ottenere permessi, comunicare con amici, colleghi e parenti. In questo modo WeChat accumula un’enorme quantità di dati su comportamenti, gusti, preferenze e opinioni di ogni cittadino, e usa questi dati in un contesto in cui la privacy non è assolutamente sentita come una priorità né da parte delle persone né tantomeno dal governo, che anzi esercita una rigida sorveglianza sui cittadini e condiziona pesantemente le scelte delle aziende.
Nelle smart cities cinesi si sperimentano applicazioni che sfruttano intelligenza artificiale e Internet delle cose per gestire logistica, accesso agli uffici pubblici, sicurezza; telecamere e sistemi di riconoscimento facciale e vocale sono onnipresenti e contribuiscono ad alimentare diversi sistemi di valutazione dei crediti sociali che premiano i cittadini virtuosi e penalizzano chi viola le regole.
Studiare e capire cosa accade in Cina, abbandonando la pretesa tutta occidentale di essere i portatori di una civiltà superiore, è ormai urgente e indispensabile; per noi europei, in particolare, elaborare una strategia convincente per gestire i dati come un bene comune, da usare per tutelare e promuovere gli individui e non per sfruttarli e sorvegliarli, è fondamentale, se non vogliamo che la nostra unica scelta rimanga se cedere i nostri dati alle multinazionali americane o alle compagnie statali cinesi.
Due libri e un Podcast Due libri usciti di recente ci aiutano a capire cos’è la Cina oggi e come sta plasmando il presente e il futuro di tutto il pianeta.
Nella testa del dragone di Giada Messetti (Mondadori). L’autrice, sinologa che ha vissuto per sei anni in Cina, racconta le mille facce di una nazione in cui convivono remote zone rurali e smart cities avveniristiche.
Red Mirror di Simone Pieranni (Laterza). Mostra come le innovazioni tecnologiche sviluppate e sperimentate in Cina prefigurano il nostro futuro prossimo, una prospettiva su cui dovremmo interrogarci in tempo se vogliamo prendere una strada diversa e più rispettosa delle libertà individuali.
Di Giada Messetti e Simone Pieranni consiglio anche il podcast Risciò, otto puntate in cui si viaggia per la Cina raccontandone la cultura, la geopolitica e gli stili di vita. www.pianop.it/2017/10/15/riscio-podcast-cina-messetti-pieranni