Futuro presente

La bici merita il Nobel! Diciamolo con una firma

Non sta bene rubare le idee altrui e non sta bene usare un luogo pubblico importante come questo sito rivolto ai soci Coop per parlarne. Lo facciamo lo stesso, chiedendo scusa, perché ci sembra ne valga la pena. L’idea è quella di candidare la bicicletta al premio Nobel per la Pace.

È un premio prestigioso, rappresenta l’aspirazione alla pace in un mondo che ha attraversato due conflitti enormi, mondiali, ed è lacerato, adesso, da un numero infinito di guerre che non finiscono mai. Esiste dal 1901 e nasce, come tutti gli altri Premi Nobel, dal contrasto tra il distruggere – la morte, le guerre – e lo sviluppo dell’umanità. Nel 1888 muore un fratello di Alfred Nobel e un giornale, credendo che il defunto sia lui, titola: “Il mercante di morte è morto”. Per via che Nobel è l’inventore ed il venditore della dinamite. Così Alfred, scosso dall’aver letto da vivo il suo necrologio, ci pensa su e lascia un mucchio di soldi da dare ogni anno in premio a chi abbia apportato “considerevoli benefici all’umanità”.

La bicicletta, pensiamoci, lo ha fatto sicuramente: è il mezzo di spostamento più democratico che ci sia perché permette di muoversi a tutti, poveri e ricchi. La bicicletta non causa guerre, perché riduce il bisogno di petrolio ed i conflitti si fanno spesso per il petrolio. La bicicletta causa pochi incidenti stradali: ogni anno muoiono nel mondo più di un milione di persone per incidenti da traffico motorizzato e la bicicletta fa del male molto raramente. Poi non inquina e aiuta a restare in salute: riduce il rischio di malattie e fa risparmiare i sistemi sanitari. Chi viaggia in bicicletta lontano da casa racconta che ovunque vada è sempre accolto con favore: la bici è un mezzo che comunica rispetto, avvicina le persone e le culture. La bicicletta è stata uno strumento dei movimenti di liberazione e resistenza di molti paesi. Da noi con le staffette partigiane e Gino Bartali che con la sua trasportava documenti falsi per gli ebrei perseguitati dal nazifascismo. Ne salvò 800.

Per questo vi chiediamo di metterci una firma, anche se siete automobilisti e qualche ciclista, a volte, viaggia contromano. I moduli sono sul sito di Caterpillar, Radio2, www.caterpillar.rai.it, insieme a tutte le istruzioni. Oppure in tante cicloofficine, biblioteche, negozi di biciclette. Hanno già firmato in tanti: Davide Cassani, il commissario tecnico della Nazionale, dicendo che “la bici è ecologica, economica e silenziosa, toglie lo stress, ti permette di capire che la velocità giusta è quella che riesci a percorrere pedalando, la bici ti mette di buon umore, è aggregante, ti fa vedere il mondo da un’altra prospettiva, ti fa sentire i profumi”.

E un altro grande c.t., Alfredo Martini: “La bicicletta non ha controindicazioni. Fa bene al corpo e all’umore. Chi va in bici, fischietta, pensa, progetta, canta, sorride. Chi va in macchina, s’incattivisce o s’intristisce. La bicicletta non mi ha mai deluso. La bicicletta è sorriso, e merita il Nobel per la pace”.

È in un bellissimo libro “La vita è una ruota”, Ediciclo, scritto con Marco Pastonesi, nel 2014. Allora buon 2016 a tutti, che sia un anno di pace e bicicletta.

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