C’è una domanda che mi è scoppiata dentro prepotentemente appena sono arrivato sui luoghi del terremoto. È una domanda che mi sono già fatto, ma che, nel caso del sisma di Amatrice, sembra avere ancora più pregnanza: come è possibile che un terremoto di magnitudo medio-bassa provochi gli stessi morti e molti più danni che a L’Aquila, dove il terremoto è stato decine di volte più distruttivo? (Ricordiamo che la differenza di 0,3 decimi in Magnitudo, 6.0 contro 6.3, è importante in una scala logaritmica). E come è possibile che ciò accada in una zona molto meno densamente popolata (70.000 sfollati a L’Aquila contro 3.500)?
Ho provato prima a pensare che dipendesse dalla geologia del sottosuolo, il cosiddetto effetto-sito, per cui si riscontrano case distrutte accanto a case integre: per esempio Arquata del Tronto è attestata sulla roccia dura, mentre Amatrice no, e la seconda è stata completamente rasa al suolo. Ma i dati che stanno arrivando non testimoniano cospicue presenze di terreni che amplifichino le onde, se non localmente. Forse sarà stato il terremoto molto superficiale (in quel caso le onde sismiche fanno più danni): ma la nuova determinazione dell’ipocentro lo pone ormai a circa 8 km, non più a 5, dunque più simile a tanti altri sismi appenninici. Ho infine pensato alla faglia responsabile del terremoto, ma i suoi spostamenti non sono tali da giustificare quella devastazione.
Purtroppo la spiegazione è sempre la stessa, e vale qui più che altrove. In certi paesi, pure di massima sismicità, il terremoto lo hanno dimenticato e, soprattutto, le case sono mal progettate, non adeguate e spesso costruite con materiali di risulta. E questo dipende da scarsi controlli, nessun intervento di ristrutturazione ordinaria e poca disponibilità di denari. Questo dipende soprattutto da chi amministra. A L’Aquila i morti e i danni sono stati soprattutto in quel 10% di edifici mal costruiti e in cui si sta riscontrando l’ombra del malaffare. Ma il terremoto era molto più forte, ragione per cui ad Amatrice le cose devono essere andate ancora peggio.
Dunque non è il terremoto che uccide, ma la casa costruita male, che vuol dire senza progettazione antisismica, o con vecchia progettazione (ante 1993), con materiali scadenti, magari risparmiando apposta su cemento e ferro (vedi L’Aquila). Le catastrofi naturali non esistono, esiste solo la nostra incapacità di vivere in un territorio geologicamente giovane e a rischio. E ci salva solo la memoria, non il cemento armato: basta guardare Norcia, in piena area epicentrale, che registra sfollati ma resiste benissimo alle scosse. Ecco un caso di attenta amministrazione: perché Norcia regge e Amatrice no? L’Italia è un paese di montagna a elevato rischio naturale. Questo è il tipico terremoto italiano: regioni marginali, paesi piccoli in collina o montagna, case costruite a caso e senza progettazione antisismica, magnitudo media, danni enormi, vittime, decenni per riprendersi.