Secondo lei

Il tempo delle mele, o dell’educazione sessuale

bacio tra adolescenti

Cʼera una volta “Il tempo delle mele”. Correva l’anno 1981 quando il film approdò nelle sale cinematografiche italiane. Ero in prima media, alle prese, appunto, con una miriade di prime volte: prime cotte, primi bigliettini scambiati sottobanco, prime pelurie sotto le ascelle e in altri punti sensibili, primi reggiseni e primi baci. Cosa sapessimo del sesso noi ragazzine – e ragazzini – in prima media è presto detto: quasi nulla. Se non che aveva a che fare con il batticuore, le fantasie e i corpi, corpi vestiti e corpi nudi: dio, che vergogna! In quel momento eravamo ferme e fermi ai cuoricini trafitti, ai “fidanzamenti” per lettera: stai con me barra la “x” su sì o no. Poi però, appunto, arrivò “Il tempo delle mele” e qualcosa in più lo comprendemmo, intorno all’amore e alle sue conseguenze.

Oggi, ragazze e ragazzi si affacciano alla soglia della pubertà in un mondo ben diverso da quello di allora, un mondo ipersessualizzato dove già dai banchi delle primarie può esserti capitato di vedere, o sui cellulari dei più grandi o su quelli di adulti incauti, scene di film porno. Le hanno viste, ne hanno sentito parlare, ma difficile dire cosa ne abbiano desunto. Se a 11 anni a maschi e femmine vengono proposti i vaccini contro il papilloma virus, che è una malattia a trasmissione sessuale, è perché si è valutato che i primi contatti sessuali possano avvenire proprio nella fascia d’età che va dai 12 ai 14 anni. Scandalizziamoci pure, poi passiamo oltre e ragioniamo sul fatto che un eventuale sviluppo sessuale non coincide in alcun modo con una maturità emotiva e cognitiva. Anche alla luce di fatti di cronaca aberranti (stupri di gruppo, violenze, sexting, sextorsion) che coinvolgono ragazze e ragazzi molto giovani, interroghiamoci con brutale onestà rispetto a ciò che noi stessi facciamo – in quanto genitori, educatori, e in ogni caso persone che eventualmente hanno a che fare con dei minori e dei giovani adulti – per educare al rispetto del corpo altro, alla sessualità consapevole, all’imperativo della reciprocità del desiderio. Non sono tempi facili: il porno in rete, spesso violento e sessista dilaga, e se può essere considerato un gioco un po’ hot per gli adulti, non può esserlo per ragazzini che tendono a confondere la fantasia con la realtà.

Dal 1975 si discute, nel nostro paese, di educazione sessuale nelle scuole con decine di proposte di legge che cadono nel vuoto. Siamo rimasti tra i pochi paesi europei a non averla introdotta come disciplina. Al Senato dei ragazzi, nel marzo di quest’anno è stata presentata da una classe del Liceo linguistico di Sant’Agata di Militello, Messina, una proposta di legge che prevede l’introduzione della disciplina “Educazione sessuale” nelle scuole secondarie di primo e secondo grado con l’istituzione di percorsi didattici e programmi che vertono sulla parità di genere, sull’affettività e sulla consapevole sessualità come necessaria formazione individuale. Educare alla sessualità e al rispetto altrui e del proprio corpo vorrebbe dire formare civilmente e con consapevolezza critica lo studente, che sarà il cittadino di domani. Sembrano parole di buon senso, non vi pare? La richiesta arriva direttamente da loro, ragazze e ragazzi che hanno il diritto di non essere lasciati soli a sbrogliarsela con lo “sporco” mondo che gli abbiamo consegnato. Il “tempo delle mele” coincide con un’età irripetibile della vita durante la quale i sogni (come diceva la canzone-tormentone del film) sono la nostra realtà, una realtà diversa che necessariamente andrà poi confrontata con le “cose reali” per vedere se possono funzionare e stare bene insieme.

Tag: adolescenza, educazione sessuale

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