Siamo ad Assisi. C’è la Basilica di San Francesco e, accanto, il Sacro Convento. È un complesso architettonico antico e bellissimo. Ha attraversato i secoli: fu inaugurato nel 1228, saccheggiato delle truppe di Napoleone nel 1798, Patrimonio dell’Umanità dal 2000. Ci vivono 70 frati, ci lavorano circa 150 persone e ci passano ogni anno 7 milioni di pellegrini. Il Sacro Convento è amministrato da un Padre custode. Il primo fu Elia da Cortona, o Elia da Assisi, che se ne occupò dal 1228 al 1239. Era un giurista che cambiò vita dopo aver incontrato San Francesco. Fece il diplomatico per Federico II di Svevia e fu accusato di fare l’alchimista, che a quei tempi non era cosa ben vista.
Adesso, ottocento anni dopo, il Padre custode è Fra’ Mauro Gambetti da Imola. Lui è anche un ingegnere e, insieme a tanti altri, si è messo in testa un’idea un po’ nuova e molto legata alla radici del pensiero francescano: rendere il Convento, la Basilica Superiore, la Basilica Inferiore, la Tomba di San Francesco e la Selva, insomma tutti i luoghi francescani di Assisi, ecosostenibili. Vuol dire ridurre l’impatto ambientale, favorire comportamenti virtuosi di chi ci vive, ci lavora, ci arriva in pellegrinaggio per una visita veloce di due ore o per fermarsi un po’ a cercare pace. Vuol dire revisione dei consumi e riduzione dei rifiuti prodotti, gestione dell’acqua e ottimizzazione delle risorse energetiche.
È un lavoro per niente facile: ci sono vincoli architettonici, c’è che il solo Convento ha 11 piani costruiti in otto secoli in cui, esempio, cambiare l’impianto di riscaldamento è un po’ più complicato rispetto ad un condominio degli anni ‘70. È difficile installare pannelli solari su un tetto del 1300 ma intanto si è decarbonizzato con un fornitore di energia, Erg, che ha abbandonato le fonti fossili e porta al Convento energia idroelettrica prodotta in Umbria, a km zero. E nel frattempo c’è chi lavora ad una tegola fotovoltaica che potrebbe stare sui tetti del Convento, indistinguibile da quelle in cotto.
Si è cercato di capire cosa c’è nei rifiuti prodotti – pensate alla massa dei 7 milioni di pellegrini e a cosa si lasciano dietro – e si è messa in piedi una raccolta differenziata spinta in 200 punti disseminati dappertutto più un autocompostaggio circolare che produce fertilizzante organico per l’orto della comunità. Si trova nell’uliveto del Sacro Convento, lo ha fatto il Consorzio italiano compostatori ed è una bellezza. Adesso si lavora a come ridurre gli imballaggi prima ancora che diventino rifiuto: la comunità dei frati acquista prodotti con meno packaging e di più facile riciclo, considerando anche i costi sociali ed ambientali nascosti dal prezzo.
E poi, quando il Convento ospita eventi con migliaia di persone e per la ristorazione non è possibile utilizzare il materiale lavabile, solo piatti e posate biodegradabili e compostabili. Niente bottiglie in plastica ma borracce per tutti e 8 fontanelle per riempirle.
Il progetto si chiama Fra’ Sole ed è un bel miscuglio di intelligenze, aziende che innovano, pensieri lunghi. La prossima primavera ospiterà Papa Francesco a conferma che Fra’ Mauro, il custode, è davvero un grande alchimista.