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Il nucleare che nessuna Regione vuole

Qualcuno dovrebbe spiegarci che cosa succede al programma energetico italiano che prevede(va) un ritorno al nucleare fortemente voluto dal ministro Scajola. È stato messo in piedi un apparato legislativo apposito e si attendevano le normative per la scelta dei siti quando però si scopre che un eventuale programma nucleare italiano non potrà mai essere messo in pratica per un problema molto semplice, la mancanza di siti.
Effettivamente quando si opera in un territorio in cui il 50% è a rischio sismico e oltre il 60% a rischio idrogeologico (per non parlare di quello vulcanico), non rimangono molte aree adatte. Più o meno quanto fu constatato dal CNEN negli anni Ottanta: i possibili siti nucleari italiani sono solo in pianura padana, nelle pianure costiere tirreniche (Montalto di Castro, Scarlino-Capalbio, Garigliano, Latina) o adriatiche (San Benedetto del Tronto) oppure in Puglia e Sardegna. Il cambiamento climatico in atto costringe a rivedere quelle stime e a escludere quei siti che potrebbero essere inondati dall’innalzamento del livello del mare. Inoltre non si è ancora spenta l’eco di Scanzano Jonico, dove la popolazione scese in piazza nonostante l’accordo compensatorio che era stato trovato fra governo e sindaco.
Ma il problema non è quello geologico, il problema è che nessuno dei governatori delle regioni italiane che sono appena andate al voto si è dichiarato disponibile a ospitare centrali nucleari. Particolare interessante: non lo hanno fatto nè quelli di centro destra nè quelli di centro sinistra. Così, a noi che scriviamo prima di conoscere i risultati delle elezioni, sorge un dubbio: ma dove si metterà la prima centrale nucleare italiana? Non in Sardegna, dove Cappellacci e Berlusconi in persona si sono dichiarati pubblicamente contrari, e neppure in Sicilia, appena dichiarata denuclearizzata. Ma neppure nelle regioni “rosse”, eventualmente rinnovate, e nemmeno in Lombardia dove Formigoni ha dichiarato che il nucleare va bene, ma non nella sua regione. Siamo cioè al clamoroso paradosso: un governo centrale che vuole fortemente l’energia nucleare e nessuna regione disposta ad accoglierla, nemmeno quelle governate da politici della sua stessa coalizione.
Rimangono adesso due sole possibilità: o il governo impone manu militari le centrali contro il volere di cittadini e amministratori, oppure il ministro Scajola di dimette per incapacità di rispettare il programma di governo. Senza un accordo bipartisan tra forze politiche nessun programma nucleare è realizzabile in nessuna parte del mondo, come insegnano i francesi che quest’accordo lo fecero decenni fa. Questa è la regola e da noi non è rispettata: è chiarissimo che nessuno vuole le centrali. Non c’è nemmeno bisogno di opporsi: la scelta nucleare in Italia è semplicemente impossibile. A meno che qualcuno non abbia barato per ottenere voti turlupinando i cittadini.

Mario Tozzi

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