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Il movimento fa bene a tutti. E combatte la depressione

Almeno venti anni fa, quando l’eccesso di peso e l’obesità non erano ancora un’epidemia del mondo civilizzato, ho iniziato un mio libro di divulgazione con la frase: “L’uomo si sta ammalando di sedentarietà”.  L’affanno del vivere nelle grandi metropoli, tra ingorghi del traffico e troppe ore di lavoro sedentario e di televisione, senza un adeguato coinvolgimento muscolare, si sta dimostrando dannoso o per lo meno inadatto rispetto al nostro vissuto di raccoglitori, predatori, cacciatori e poi di agricoltori. Infatti, i milioni di anni che hanno preceduto la “scoperta” dell’agricoltura hanno perfezionato i rapporti positivi che intercorrono tra il camminare a lungo ogni giorno (una necessità ineludibile per gli antenati) e il benessere metabolico che ne consegue.

L’adattamento dei sistemi biologici e l’evoluzione preconizzata da Darwin, procedono lentamente e richiedono molti millenni, piuttosto che anni! Perciò, per utilizzare al meglio la nostra macchina biologica e beneficiare di quei progressi igienico-sanitari che hanno portato l’aspettativa di vita attorno agli 80 anni, bisogna ricorrere a qualche attività fisica che compensi il sorpassato lavoro muscolare. Poco importa sotto quale forma, l’importante è che l’impegno muscolare sia quotidiano e adeguato al fisico e all’età. Non è per caso che i cardiologi propongono anche agli ex infartuati un’ora al giorno (forse meglio due mezz’ore in momenti diversi) di tranquillo passeggio. Eppure queste semplici riflessioni hanno stentato a entrare nel bagaglio di abitudini preventive (non fumare, non ingrassare, mangiare variato con preferenza quotidiana per verdure e frutta, ecc.) che oggi sono alla base delle raccomandazioni sullo stile di vita più consono al benessere e alla longevità.

Perciò, bisogna approfittare di ogni possibile occasione che incrementi il movimento muscolare, abituale o per lo meno trisettimanale, dal passeggiare al partecipare attivamente, specie per i più giovani, a qualsiasi iniziativa ludica dilettantistica che possa essere mantenuta anche nel loro futuro lavorativo. È bene precisare, però, che l’esasperazione agonistica non rientra tra queste raccomandazioni, anche se talvolta può assumere una valenza positiva per l’interesse che ridesta nei soggetti, altrimenti disinteressati all’attività muscolare.

I vantaggi salutistici dell’attività fisica prevalentemente aerobica rappresentano ormai un dato clinico-statistico documentato, come più volte riportato anche su questa rivista. Il punto fondamentale è che migliorando la capacità cardio-respiratoria si innescano effetti vantaggiosi sulla funzionalità di tutte le cellule, comprese quelle cerebrali. Basta dire che un gruppo di autorevoli psichiatri americani ha pubblicato  una sperimentazione, effettuata su persone fra i 50-77 anni, affette da “depressione maggiore”, con questa conclusione: “Nella terapia della depressione un programma di allenamento fisico può rappresentare un’alternativa ai farmaci antidepressivi”.

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