Le feste gastronomiche, le sagre di paese dedicate alla cucina locale o a un prodotto del territorio sono quasi sempre invenzioni recenti. Però, il legame tra la festa e il cibo è un legame antico, anzi arcaico: un fondamentale dell’antropologia.
Il cibo è strumento di sopravvivenza, dunque realtà quotidiana. Ma che il cibo sia quotidianamente garantito non è affatto ovvio, e le più antiche civiltà hanno affidato a miti e riti di fertilità l’auspicio dell’abbondanza e della sicurezza alimentare: che la rigenerazione del cibo sia perpetua, che sostenga la rigenerazione del corpo individuale e sociale. Mito fondante della cultura agricola mediterranea fu quello di Persefone, figlia di Demetra dea dell’agricoltura (così le chiamarono i greci: per i romani furono Proserpina e Cerere). La storia è quella di un rapimento: il dio degli inferi sottrae Persefone alla madre e la restituisce dopo una lunga negoziazione, pattuendo che torni da lui per un terzo dell’anno: ed ecco rappresentato il ciclo del grano, sotterrato in autunno per rispuntare qualche mese più tardi a produrre spighe dorate e cibo per tutti. Se gli dèi aiutano. In altre civiltà, quel che più interessa è la rigenerazione degli animali: nell’olimpo celtico e germanico, raccontano le antiche saghe, la folla dei giusti è nutrita dalle carni di un magico maiale che continuamente bolle in pentola, ogni giorno si offre in cibo e ogni giorno è di nuovo intero. Auspicio, augurio, mito. Desiderio di cibo.
Ecco perché il cibo è festa. È la festa del quotidiano che continua, della vita che non si arresta. Le brutte sorprese non mancheranno: l’andamento climatico potrà impedire al grano di crescere bene, agli animali di riprodursi correttamente. Allora sarà la fame. Ma ci sarà un giorno, comunque, riservato alla festa. Sarà la festa di un dio, la ricorrenza di un evento politico, l’anniversario del santo protettore, lo sposalizio del figlio, la celebrazione di un familiare nato o defunto… sarà quel che sarà. L’occasione profana o religiosa, privata o collettiva avrà sempre come protagonista il cibo. Da sempre, ogni momento topico della vita si segnala ritrovandosi attorno al cibo imbandito, a dividerlo e condividerlo, a celebrare l’occasione, qualunque essa sia, con il gesto più carico di valore simbolico: mangiare insieme.
Le sagre di paese sono altra cosa, ovviamente. Qui le ragioni del mercato e del turismo prendono spesso il sopravvento sui valori ancestrali della festa. L’invenzione di improbabili radici storiche, di eventi che avrebbero dato origine alla festa accompagna e nobilita (nelle intenzioni) allegre scorpacciate e abbondanti bevute. Tutto sembra svilirsi, volgarizzarsi. Ma se sappiamo leggere fra le righe (o fra i rebbi della forchetta) scorgeremo ancora le tracce di un rito antico, di un modo eterno di celebrare la felicità di essere al mondo, vivi.