A trent’anni leggevo libri di musica, romanzi e narrativa. Oggi, passati i cinquanta, mi ritrovo a divorare libri che parlano di salute e di tutto quello che gira intorno al nostro sistema sanitario: quando si dice “essere giovani dentro”! Certamente. E quindi, perché non condividere le riflessioni dopo la lettura di “Pandemie e paradossi. Le alternative della Comunità ACE-Medicina Solidale”, scritto dal dottor Lino Caserta nel periodo più buio del Covid? Libro difficile ma illuminante su quanto la solidarietà (anche nelle piccole cose) e il sistema sanitario potrebbero innalzare il livello del benessere della popolazione, anche economicamente.
I medici sono oggi obbligati a trovare soluzioni di alta tecnologia per “riparare” quando sarebbe ben più importante operare sullo stile di vita della comunità, per preservare. L’emarginazione sociale è lo stigma della nostra società: non si parla solo di povertà, ma anche e soprattutto di disagio e solitudine, l’impossibilità (a tutti i livelli) di accedere alle informazioni atte ad alimentare una buona salute. Movimento fisico (ho già il fiatone) e un’alimentazione sana (sì, sembra una cosa triste ma pare che ogni tanto si possa pure sgarrare!) sono gli elementi basilari. Ve la ricordate la famosa frase del ministro Lollobrigida sul fatto che “i poveri mangiano meglio perché comprano dal contadino”? Ecco, è un attimo fuorviante. In primis perché mediamente, e giustamente, i prodotti del piccolo contadino costano di più e, poi, non me la vedo una persona indigente che si preoccupa di assumere la giusta quantità di frutta, verdura e proteine.
Invece, non c’è alcun dubbio che di anno in anno, di governo in governo, si subisca il sistematico taglio economico su quella che dovrebbe essere la prima voce da rispettare: la Salute. Per fortuna, in diverse città, si possono trovare strutture mediche che operano gratuitamente proprio nella direzione che ho descritto. Medici, infermieri, assistenti, tutti di altissimo livello, che prestano la propria opera gratuitamente affinché venga rispettato l’articolo 32 della nostra Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Ogni volta che, in radio, tocchiamo questo argomento arrivano centinaia e centinaia di racconti sgomenti per esperienze vissute personalmente; poche, in confronto, quelle positive e, di solito, arrivano dalla Regione Emilia-Romagna, sotto molti punti di vista ormai la regione che funziona meglio. Secondo me sono i superpoteri di tortellini e lasagne!
La Calabria invece (e te pareva! Chi scrive è calabrese) da anni commissariata, è spesso il
paradigma dello scempio della sanità. Ma attenzione! Anche qui, riescono ad attivarsi persone perbene che, unendosi, (ma anche con i superpoteri di ’nduja e soppressata) riescono a dar vita a due Poli sanitari – ACE Medicina Solidale alle estremità periferiche di Reggio Calabria (Arghillà e Pèllaro), dove chiunque può avere assistenza gratuita con il sottinteso che “chi può dona, chi non può prende”. Con altissime professionalità che, da tutta Italia, offrono il proprio sapere a titolo gratuito. Insomma, dove non arrivano le istituzioni arrivano le piccole comunità di volontari che dimostrano che un altro sistema di sanità è possibile.
Certo, se tutti pagassero le tasse in maniera equa sarebbe possibile operare sul territorio e, in particolar modo, nelle zone disagiate dove, di certo, non si hanno i soldi per potersi rivolgere al privato quando nel pubblico devi aspettare mesi o anni per una ecografia. Sì, è fantascienza, scusate!
E allora non resta che ringraziare e dire evviva le persone perbene, la generosità e le Onlus, senza le quali saremmo tutti più poveri.
P.s.: Se avete voglia di condividere con me le vostre riflessioni, scrivetemi a redazione@consumatori.coop.it!