Un bel libro appena uscito, curato da Bianca Lazzaro per l’editore Donzelli, raccoglie più di cento fiabe tratte dalla tradizione popolare italiana che in qualche modo hanno a che fare col cibo. Il “Mangiafiabe” (così il titolo del libro) ci parla di re e principesse, contadini e calzolai, orchi e streghe, innestando la fantasia, il sogno, la magia su situazioni che immaginiamo vicine alla realtà, spesso difficili o drammatiche (come la fame, che nelle storie di cibo è spesso protagonista).
In ogni caso, il cibo di cui si parla non è mai generico ma riflette una cultura decisamente “italiana”, che anche questo libro ci aiuta a capire, perché non organizza i testi per zone, per regioni, bensì per temi, per argomenti, evidenziando la loro circolarità, i legami profondi che uniscono tradizioni apparentemente diverse – anche sul piano linguistico – ma simili nelle attenzioni, nei gusti, nelle scelte di fondo. Queste storie ci fanno vedere che una cultura “italiana” esiste da secoli, a dispetto della frammentazione che ha lungamente caratterizzato il paese. Da nord a sud, da est a ovest i gusti si rincorrono, tra piante dell’orto ed erbe selvatiche, cereali e legumi, pizze, torte salate, pasta… Sono almeno dieci le storie in cui si parla di maccheroni, mentre ceci e fagioli, cipolle e broccoli, fave e finocchi, e tanti formaggi si alternano in questo virtuale itinerario che ci porta ovunque ma alla fine torna sempre su sé stesso. Un “cammina cammina” che procede in modo circolare, a incontrare luoghi e comunità diverse ma profondamente simili nei bisogni e nei sogni, nelle pratiche e nell’immaginario.
Sul significato antropologico e sul ruolo simbolico del cibo nelle fiabe (a volte allegre e divertenti, a volte inquietanti e perfino trucide) molti studiosi hanno scritto. Questo libro dedica all’argomento un’attenzione più diretta e “gustosa”, scegliendo storie dal gran calderone delle tradizioni scritte e orali e abbandonandosi al piacere della lettura. Per ciascun testo sono mantenuti lo stile e il linguaggio di chi lo ha raccontato, ed è qui che si apprezza il sapore di una cultura come quella italiana, capace, paradossalmente, di fondare la sua identità sulle diversità; di essere una e molteplice come un mosaico fatto di tessere tutte diversamente colorate, ma che tutte insieme vanno a comporre un unico meraviglioso disegno.
L’Italia che anche queste fiabe raccontano è un paese dalla forte identità gastronomica, fondata sulla diversità di tradizioni e abitudini locali. Mille usi, mille ricette, una cultura. Come a dimostrare che lo spazio della cucina – esattamente come quello delle fiabe – è uno spazio di irriducibile libertà. La ricchezza delle soluzioni gastronomiche è pari a quella delle soluzioni narrative. “Stretta è la soglia, larga la via, dite la vostra che ho detto la mia”.