Vorrei riferire ai miei lettori le prime impressioni di una visita professionale all’Expo2015 per uno dei tanti Convegni, tra lo scientifico e il promozionale, che si terranno nei sei mesi di operatività di questa grandiosa maratona del buon mangiare, destinata a interessarsi anche dei risvolti negativi, dagli sprechi del vitto alle preoccupazioni per la sostenibilità mondiale delle future scelte alimentari.
Ho già accennato, in questa rubrica, che le finalità dell’appuntamento non dovranno esaurirsi nell’aspetto fieristico, incentrato nella valorizzazione dei cibi nostrani (in molti casi sapientemente lavorati ma non prodotti sul suolo nazionale). L’Expo sottintende anche un confronto e un dibattito culturale su problemi vitali, dal diritto naturale all’acqua fino ai pericoli della globalizzazione o della deforestazione imposta dalle monocolture più redditizie.
La posta in gioco non si limita a una compra-vendita di prodotti ma implica una crescita culturale, in primo luogo degli stessi consumatori orientati non più da suggestioni prevaricatrici ma dalla realtà scientifica a salvaguardare il cibo e il gusto senza preclusioni improprie e col buonsenso necessario. Di questo, come è noto si è fatto paladino, con lungimiranza, merito e tenacia, il movimento creato da Carlo Petrini e noto ovunque per la possibile antitesi al dilagante fast food.
Come medico nutrizionista mi auguro che l’EXPO2015 non si esaurisca nella pur legittima finalità di una grande fiera promozionale ma che responsabilizzi visitatori e produttori ai temi culturali dell’informazione. Ogni visitatore, dagli studenti, ai più raffinati gourmet, dovrebbe riportarne un maggior senso critico sulle scelte alimentari più idonee (qualità, quantità, costo) per il benessere ma anche per la ricaduta che le nostre scelte, giuste o sbagliate, avranno sulla sostenibilità planetaria.
In questo senso la mia relazione sul tema preventivo dello stile di vita attivo (di cui la nutrizione è un aspetto più o meno adeguato), tenuta alla presenza del Ministro dell’Istruzione e del Presidente del Coni, ha rimarcato l’essenzialità di facilitare ai giovani l’accesso allo sport o comunque ad una attività fisica che bilanci la sedentarietà forzata che è alla base della pandemia di obesità, ancor più del contributo ipercalorico di qualche singolo alimento consumato in eccesso.
Il prestigio e il consenso dei correlatori mi hanno ridato una fiducia che troppe volte era andata delusa. Infatti, la solidarietà e gli accordi operativi già in atto fra i due Enti citati, con l’impegno organizzativo assunto per l’occasione da una grande industria alimentare italiana, mi fanno sperare che non si tratti di promesse ma di un impegno vero e ormai irrinunciabile.
Immagino che il consuntivo dell’Expo 2015 sarà comunque positivo, come lasciano sperare le premesse di uno sforzo organizzativo tardivo ma che il talento italiano ha saputo recuperare e tramutare in un evento grandioso e accattivante.