Etichette nutrizionali, tutti i limiti del “semaforo”

In questi mesi si è parlato di etichette nutrizionali in seguito alla proposta inglese di adottare una grafica “a semaforo” che orienti il consumatore nel merito delle qualità nutrizionali di un alimento. Cercherò di fare una breve presentazione delle varie informazioni nutrizionali esistenti e di quelle che (forse) potremmo vedere in futuro sulle confezioni degli alimenti, in modo da aiutare il consumatore a orientarsi in una lettura che è apparentemente semplice, ma necessita della dovuta attenzione. Una prima soluzione è quella di riportare i valori per 100 grammi di alcuni nutrienti selezionati: tale etichetta mantiene la sua importanza perché consente di confrontare molto velocemente alcuni prodotti tra loro, ad esempio quanti grassi contengono diverse tipologie di  ricotta, oppure quanti zuccheri contengono differenti tipi di cereali per la prima colazione. In più è stata introdotta, su base volontaria, la grafica delle GDA (sigla che sta per dose giornaliera raccomandata); le GDA cercano di dare delle informazioni sulla quantità di nutrienti contenuti nella porzione di un dato prodotto rispetto alle esigenze di un individuo medio adulto. Uno dei limiti importanti delle GDA riguarda la definizione dell’entità della porzione che è a discrezione del produttore, quindi possiamo trovare produttori che consigliano porzioni di cioccolato da 12 grammi e altri da 45 grammi, il che condiziona  il risultato di tutti i calcoli e rende difficile per il consumatore confrontare i prodotti. Altro limite riguarda il fatto che alcune porzioni suggerite non rappresentano l’abitudine di consumo: se ad esempio uno snack con cioccolato viene venduto da sempre in confezioni snack che contengono 2 pezzi, ed il produttore indica come porzione un solo pezzo, si potrà confondere il risultato dell’etichetta GDA che riporta il 50% del valore di calorie e nutrienti di quanto si è abituati a consumare.

Sulla base grafica delle GDA in Gran Bretagna è stata implementata l’etichetta nutrizionale “a semaforo”, che attribuisce il colore verde, giallo o rosso a seconda che la quantità del nutriente in questione sia bassa, intermedia o elevata. Vi possono essere aspetti positivi in termini di immediatezza di comunicazione, tuttavia è un metodo molto semplificato che rischia di essere più severo con alcuni alimenti e meno con altri. Ad esempio il valore limite degli zuccheri è di 90 grammi al giorno in quanto include anche gli zuccheri naturalmente contenuti in alcuni cibi come la frutta o il latte; se si considerasse il limite dei soli zuccheri aggiunti esso scenderebbe a 50 grammi ed evidenzierebbe maggiormente le importanti quantità di zuccheri aggiunti contenuti ad esempio nelle bevande gasate. La Francia adotterà un sistema chiamato Nutri-Score, esso si basa su un algoritmo più complesso da calcolare per il produttore che risolve diversi limiti del sistema a “semaforo”,  ed ha recentemente ricevuto il plauso dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il Nutri-Score risulta più semplice da valutare per il consumatore rispetto al “semaforo” inglese: il “semaforo”  propone 4 nutrienti colorati e l’eventuale lettura di 10 dati numerici relativi ad energia e nutrienti rilevanti mentre con il Nutri-Score è sufficiente leggere un’unica lettera per avere un’idea della qualità nutrizionale del prodotto nel suo complesso.

Tag: Alimentazione, etichetta, semaforo alimentare, nutrienti, grassi

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