Pur sapendo di deludere i più raffinati gastronomi sostengo che il progresso scientifico, con la dovuta prudenza, non può essere escluso da un settore fondamentale per la vita come la nutrizione! Anzi, dobbiamo interessarcene perchè l’uomo moderno, costretto a tutelarsi dall’eccesso e non più dalla penuria alimentare, tenta di ingerire meno calorie fino al punto di non rifornirsi a sufficienza di molecole protettive (vitamine, minerali, antiossidanti) rischiando il paradosso di essere grasso e malnutrito!
Ecco spiegato il boom degli “integratori” e di un crescente numero di alimenti travestiti da farmaci: yogurt ricchi di probiotici, biscotti e fette biscottate con fibre che rallentano l’assorbimento degli zuccheri e del colesterolo, latte arricchito di “omega3”. Questi nuovi prodotti guadagnano sempre più spazio nei supermercati, in nome di virtù più o meno documentate. Ma sul tema dei meriti salutistici decantati in etichetta (i cosiddetti “health claims”) la comunità europea ha cominciato ad intervenire con la severità che le Associazioni che tutelano i consumatori pretendevano da tempo.
Gli alimenti funzionali sono dei normali alimenti, perciò nè pillole, nè capsule, dotati di qualche “documentato” requisito salutista che l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza del cibo) ha ritenuto di autorizzare in etichetta, nei termini adeguati alla consistenza dei riferimenti culturali e sperimentali. Perciò niente più affermazioni prodigiose su normali acque minerali o promesse di traguardi centenari ai bevitori di birra!
Nei mesi scorsi, alcuni giornali hanno titolato con eccessivo allarmismo, il fatto che gli esperti dell’EFSA abbiano negato (mediamente in tre casi su quattro!) l’autorizzazione a “straparlare” in etichetta di benefici improbabili o poco documentati. Tuttavia, non si tratta di alimenti “cattivi” ma soltanto di esche scorrette, per accrescere le vendite con la promessa di “far bene” a qualcosa ma senza basi di supporto per giustificare le manipolazioni tecnologiche. Ben vengano, quindi, i nuovi riferimenti salutisti, purchè comprovati da un Ente super partes e senza miraggi terapeutici. Ma attenzione a non trasformare il gusto e la tradizione della buona tavola “all’italiana”, nell’anticamera di una farmacia.
Eugenio Del Toma