Se osservassimo una dieta elaborata 30 anni fa sorrideremmo come quando si osserva un Commodore 64: sembra la preistoria, eppure non è passato molto tempo da quando dieta era sinonimo di privazioni. Tuttavia l’idea che mettersi a dieta significhi privarsi, e non imparare a gestire, gli alimenti edonistici è ancora molto diffusa e andrebbe relativizzata. L’aforisma “tutto ciò che è buono fa ingrassare …” (George Bernard Shaw) è tutt’oggi sentito, eppure nella dietoterapia attuale è proprio una oculata gestione degli alimenti edonistici a fare la differenza nel medio lungo termine, più che la loro eliminazione. Il perché lo spiegano le neuroscienze, ed in particolare gli studi che hanno analizzato le risposte del nostro cervello ad alimenti gratificanti attraverso la risonanza magnetica funzionale.

In questi studi è emerso il ruolo chiave di una sostanza chiamata dopamina, secreta in una particolare area del cervello mentre si consumano alimenti edonistici; in altri studi è stata sottolineato il ruolo dei cannabinoidi ed oppioidi prodotti dal nostro stesso cervello in risposta ad un buon pasto. Sono le medesime sostanze in gioco in diverse tipologie di dipendenze, dall’alcool al gioco d’azzardo, alle sostanze stupefacenti, tuttavia il cibo ha una peculiarità rispetto a tutte le altre dipendenze: ci è indispensabile per vivere. Difficile che un dipendente dalle slot possa fare solo un paio di giocate quando entra in una sala slot; così come è difficile che un alcolizzato riesca a bere solo un bicchiere a pasto, per affrontare questi problemi la moderazione non è possibile, è indispensabile l’astensione.

Mentre con il cibo l’astensione non è possibile, e risulta più complicato gestire la moderazione; quando si propongono diete scarsamente gratificanti la “chimica” del cervello ne risentirà, i livelli di dopamina ed endocannabinoidi si abbasseranno e questo non può essere sopportato a lungo. La natura del nostro cervello richiede che questo tipo di neuro-trasmettitori possano essere secreti in seguito a soddisfazioni personali, professionali, dopo l’attività fisica e, naturalmente, anche dopo aver gustato un alimento soddisfacente. L’influenza sul comportamento alimentare di alimenti edonistici ha due fasi: durante il consumo si tende a mangiare di più un alimento gustoso, mentre la sazietà nelle ore successive è maggiore se siamo stati gratificati da ciò che abbiamo consumato.

Per questa ragione il controllo della porzione durante il pasto è fondamentale; il compromesso tra restrittività e gratificazione è delicato e personale, dobbiamo valutarlo con una attenzione simile a quella che mettiamo nello scegliere un bel vestito, perché è qualcosa di molto personale. Dunque, la ricerca di alimenti edonistici fa parte della natura umana, le neuro-scienze ci insegnano che eliminarli in una dieta nel medio-lungo termine è un non senso da un punto di vista neurologico, dobbiamo imparare a gestirli.

Tag: dieta, dopamina, porzione

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