Il clima è cambiato e sta cambiando, lo sappiamo, però, sembra quasi che a ogni pioggia abbondante (per fortuna nessuno le chiama più eccezionali) le cose vadano addirittura peggio, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. E se si parla di assetto del territorio e consumo di suolo sappiamo che sono questi i fattori davvero determinanti perché gli eventi naturali divengano catastrofici (dunque per colpa nostra, non del tempo). Però, per quello che concerne le previsioni del tempo non ci sentiamo soddisfatti: ma come, non abbiamo ormai tecnologia e strumenti sofisticati per regolarci meglio in anticipo? Effettivamente le previsioni sono oggi davvero molto attendibili e gli scenari ipotizzabili con maggiore precisione rispetto anche solo a dieci anni fa, grazie alla strumentazione tecnologica estremamente sofisticata. Possiamo seguire l’andamento delle tempeste e individuare i punti di atterraggio dei cicloni con giorni di anticipo, e questo è un grosso passo in avanti rispetto al passato, chi può negarlo?
Si può però criticare il fatto che ancora non possiamo prevedere come sarà esattamente il tempo da qui a una settimana in un certo luogo. Anzi, in questo senso, ci si potrebbe domandare come si fa a prevedere che la temperatura media dell’atmosfera del pianeta Terra salirà di due gradi (o più) nei prossimi anni, visto che sappiamo a malapena se il prossimo week-end sarà piovoso oppure no. Del clima (che va sempre tenuto ben distinto dal tempo), però, si può prevedere la tendenza e ormai ci sono modelli matematici che riescono a rendere conto che si tratta di un sistema particolarmente complesso, ma meglio conosciuto che in passato. Non è un sistema lineare, quindi piccoli cambiamenti nello stato iniziale possono provocare cambiamenti imprevedibili negli esiti finali, da qui il prevalere degli eventi estremi degli ultimi anni. Ma che farà più caldo nel prossimo mezzo secolo, questo ormai lo sappiamo per sicuro.
Questo però è l’unico vantaggio rispetto al Medioevo, per il resto siamo indifesi rispetto agli eventi meteorologici come secoli fa: uomini in mezzo alla tormenta. Anzi, in un certo senso, siamo più indifesi di allora, proprio perché il nostro territorio è complessivamente più fragile: non sono cambiate solo le piogge, sono cambiate anche le città. I corsi d’acqua sono stati fatti sparire sotto la terra e i palazzi, oppure precipitati in fondo ad argini di pietra in cui sono stati dimenticati. E tutto attorno le aree di naturale esondazione dei fiumi, quelle che, da sole, difenderebbero le zone inurbate dalle alluvioni, sono ormai invase dalle costruzioni, con il risultato di un rischio idrogeologico in progressivo aumento, invece che in diminuzione. Possiamo prevedere con una settimana d’anticipo dove atterrerà un uragano e con che forza, ma per fronteggiarlo dobbiamo comunque levarci di mezzo, come secoli fa e come forse è naturale e giusto che sia.