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“Dolci” bevande Ecco i rischi per i più giovani

Per un nutrizionista è naturale celebrare con entusiasmo le spremute di frutta o allertare sugli effetti della caffeina. I problemi educativi iniziano quando si deve censurare il consumo eccessivo delle bevande dolcificate o peggio, molto peggio, quando si deve affrontare lo spinoso problema degli alcolici e la mancanza di cautela di chi si accosta alle bevande, sia pure di media e bassa gradazione alcolica, senza conoscerne la potenziale pericolosità.
L’argomento è stato approfondito anche dall’American Journal of Clinical Nutrition e sono comparse delle vere e proprie “linee guida”, formulate negli USA dal Beverage Guidance Panel e riadattate per la realtà italiana da un gruppo di esperti (su questo torneremo).
Ciò che mi preme anticipare è la convinzione di molti nutrizionisti e dei pediatri che le bevande troppo dolci incidano negativamente sull’obesità giovanile. Tant’è vero che in diversi Paesi europei sono stati vietati e rimossi dalle scuole i distributori automatici di bevande arricchite di zuccheri e dolcificanti sintetici anche non calorici. La preoccupazione deriva dal fatto che l’abuso di queste bevande finisce per deviare il gradimento dei ragazzi verso il gusto dolce con le conseguenti scelte su cibi e bevande. Un po’ come capita in certe famiglie dove si eccede abitualmente con il sale ed i ragazzi adottano la cattiva abitudine di risalare ancor prima di assaggiarli.
Ai genitori va segnalato, inoltre, che si stanno diffondendo sempre di più gli energy drink e gli sport drink; bevande non del tutto innocue se assunte smodatamente ma apprezzate dai giovani. Ancora più grave, per l’apparente innocenza del connubio, è la presenza di quantità sia pure modeste di alcol nelle bevande a base di frutta. È un modo subdolo e pericoloso di avvicinare all’alcol i giovani e di preparare nuovi clienti per le bevande da sballo nelle discoteche.
Una nota sulla birra: bevanda, piacevole e dissetante, ma purtroppo inadatta ai giovanissimi per i quali può rappresentare un’iniziazione prematura all’alcol. È vero che le birre più diffuse in Italia hanno, in genere, meno della metà dell’alcol di un’analoga quantità di vino ma è verosimile che nessun genitore consenta a un ragazzino di 12-13 anni un bicchiere di vino (circa 125 ml) mentre potrebbe sottovalutare il fatto che le lattine di birra in commercio (330 ml) contengono altrettanto alcol.

Eugenio Del Toma

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