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Dieta del sondino? Un’assurdità rischiosa

L’inconsistenza delle basi scientifiche su cui degli innovatori o degli abili mistificatori millantano l’ennesima dieta dimagrante “alla moda”, è una trappola incresciosa perché gli obesi e gli aspiranti tali (i sovrappeso) sono sempre alla ricerca di scorciatoie che aggirino qualsiasi limitazione enogastronomica o un sostanziale cambio di abitudini (cioè, un diverso e più attivo stile di vita).
Sulla banale ma seducente premessa del “meno chili in pochi giorni” si basa il temporaneo successo di qualunque assurdità dietetica che prometta il dimagrimento, senza riferimenti alla “qualità” del peso perduto (purtroppo non solo grasso ma acqua e proteine) e al prevedibile recupero dei chili temporaneamente eliminati. Il tutto, con poco o nessun rispetto per la preziosa “massa magra” che verrà cannibalizzata per l’auto-produzione di un’aliquota di carboidrati indispensabile, tra l’altro, a sua maestà il cervello. La perdita di massa magra, che già penalizza l’invecchiamento fisiologico, si traduce di fatto in una perdita di potenza del nostro motore biologico e quindi dei consumi energetici.
In fatto di assurdità dietetiche la citazione negativa spetta, per questo e per altri motivi, alla cosiddetta dieta del sondino! La “trovata” consiste nel posizionare un sondino naso-gastrico che, per cicli di dieci giorni, esclude la normale alimentazione, in modo da fornire, goccia a goccia, tramite apposita sacca e pompa, una soluzione di aminoacidi. Il tutto, ben miniaturizzato e mimetizzato, permette ai più estroversi di svolgere le proprie attività o di andare in ufficio con la stessa naturalezza di chi esibisce un anellino al naso. In realtà, la stessa miscela potrebbe essere data agli obesi per bocca (come al tempo non rimpianto dei “bibitoni” sostitutivi dei pasti), perciò senza i fastidi e i costi del marchingegno, ma in tal caso non ci sarebbero garanzie sugli extra che i pazienti potrebbero concedersi, al di là delle raccomandazioni dietetiche.
Senza dilungarci sulla questione dell’eccesso proteico (carboidrati e lipidi sono innaturalmente esclusi dalla sacca nutrizionale) e quindi delle scorie azotate che sovraccaricheranno fegato e reni, resta il fatto che nessun medico può accettare come mezzo di cura l’esclusione totale di carboidrati e grassi. Infine, il fatto più grave è che il paziente, si affida a un mezzo esterno temporaneo senza imparare ad attivarsi e a rieducarsi sulla quantità, qualità e varietà dei cibi che garantiscono il suo benessere e non solo l’equilibrio fra entrate e uscite energetiche. Senza questa premessa comportamentale le ricadute sono un corollario quasi inevitabile.

Eugenio Del Toma

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