Quando abbiamo cominciato era il 2005. In Italia c’erano quattro persone che avevano sul tetto di casa una strana cosa nera e piatta che catturava il sole e lo trasformava in energia elettrica. Li chiamavano pannelli fotovoltaici ed era anche questa una parola nuova. Uno dei quattro era Peppe Grillo, un’altro stava vicino a Ravenna ed era un ascoltatore di Caterpillar.
Caterpillar era un programma di Radio 2, in onda ogni pomeriggio, che provava a raccontare la vita di tutti i giorni, la politica e la società e un po’ a modificarli, migliorarli, incidere sulla realtà mentre la si racconta con leggerezza, insieme alle persone che stanno tornando a casa, in macchina, dopo una giornata di lavoro.
E quando le persone, tutti noi, arrivavamo a casa ed accendevamo la luce questa veniva fuori da delle lampadine ad incandescenza che erano sostanzialmente uguali a quelle dei primi del ‘900. Da allora sono passati 10 anni ed è cambiato tutto. Centinaia di migliaia di persone hanno investito un po’ dei loro risparmi per mettere un impianto fotovoltaico sul tetto e quando tornano a casa, molto spesso prima ancora di salutare la famiglia, vanno a vedere sull’apposito display quanta bella energia elettrica ha prodotto oggi l’impianto. E le lampadine ad incandescenza adesso sono, semplicemente, fuorilegge perché consumavano troppo e tutti le abbiamo sostituite con le altre, quelle che allora si chiamavano “a risparmio energetico” ed adesso sono solo lampadine.
Intorno all’energia, alla sua produzione, al suo uso più ragionevole e intelligente, ai risparmi che si possono fare sui consumi energetici in tempo di crisi in questi brevi 10 anni sono cambiate moltissime cose.
È rimasta uguale Caterpillar, anche se si è duplicata e adesso va in onda alle sei del mattino e alle sei del pomeriggio e continua a parlare di sostenibilità ambientale, della salvaguardia del pianeta, del cambiamento climatico e a proporre M’illumino di meno, la Giornata del risparmio energetico. Quest’anno cade il 14 febbraio, per stare vicini al compleanno del Protocollo di Kyoto, e come allora chiede a tutti, dalle istituzioni ai privati cittadini, dalle scuole ai negozi, dalle aziende alle associazioni culturali, di spegnere le luci di piazze, monumenti, vetrine, uffici, aule e case tra le 18 e le 19,30. Un simbolico silenzio energetico, una riflessione sull’energia e le cose che ci stanno dentro: futuro, sviluppo sostenibile, guerre.
Negli anni M’illumino di meno ha spento il Colosseo, la Torre di Pisa, l’Arena di Verona, Piazza del Campo a Siena, la Valle dei Templi, la Madonnina del Duomo di Milano, la Mole Antonelliana, Piazza San Marco a Venezia ed a Napoli il Maschio Angioino. E anche il Quirinale con i palazzi della Camera e del Senato, la Tour Eiffel, la Ruota del Prater di Vienna, la Colonna di Nelson e tutta Trafalgar Square a Londra. Quest’anno, per festeggiare bene il suo decennale, M’illumino di meno punta sui tanti musei d’Italia invitandoli ad abbassare le luci su un proprio capolavoro, o ad illuminarlo con una luce a Led o con una candela, per raccontare la nuova cultura dell’energia intelligente.
E dopo il museo si può andare a cena, rigorosamente a lume di candela, perché il 14 febbraio resta anche San Valentino.
Dieci anni di cambiamenti. “M’illumino di meno” questa volta pensa ai musei
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