Diversi lettori mi hanno richiesto qualche precisazione sulla “Piramide dell’idratazione” e su ciò che è meglio bere per completare, con o senza aggiunta di calorie e di zuccheri, quei due litri di liquidi che occorrono ogni giorno per riequilibrare il nostro bilancio idrico. Precisiamo subito che anche gli alimenti solidi, contengono acqua o ne assorbono nella bollitura; la pasta e ancor più il riso una volta cotti raddoppiano abbondantemente il peso a crudo. Una notevole quantità di acqua proviene da frutta fresca, verdure e ortaggi, costituiti per l’80-90% da acqua, (perciò i vegetariani hanno meno bisogno di bere!).
Secondo l’indagine INRAN-SCAI del 2005, in Italia il consumo medio pro-capite di alimenti liquidi varia attorno al litro (latte e yogurt 140g; acqua di rubinetto 196g; acqua imbottigliata 452g; caffè, tè, infusi ecc. 123g; succhi frutta/verdura 36g; soft drinks 29g); il conteggio non considera però le bevande alcoliche o altre formulazioni ipercaloriche come la cioccolata in tazza.
La finalità della piramide dell’idratazione è quella di sensibilizzare l’opinione pubblica al rispetto dell’apporto quotidiano di liquidi in modo da prevenire gli effetti gravemente negativi della disidratazione e per ottimizzare l’apporto giornaliero di acqua o altre bevande con valore calorico nullo o limitato.
È ovvio, quindi, che alla base della piramide figuri “sorella acqua” per un totale di almeno 5 bicchieri. Esiste, però, un consistente gruppo di persone che, per motivi di gusto o di esagerata sicurezza igienica, preferisce dissetarsi non con l’acqua di rubinetto ma con altre bevande. In questo caso la stratificazione nei diversi piani della piramide serve ad avvertire i consumatori che salendo verso l’apice le bevande citate sono reidratanti ma anche apportatrici di sostanze che richiedono qualche attenzione d’uso, sia perché stimolanti (caffeina, cola, ecc.) sia per il contenuto di zucchero o per l’abituale aggiunta da parte dei consumatori, sia per l’abbondanza di minerali, utili per il recupero idro-salino di uno sportivo ma non per una persona adulta e sedentaria.
Per citare ad esempio una bevanda largamente utilizzata, come il caffè, è logico che al decaffeinato siano assegnate più tazzine giornaliere rispetto all’espresso del bar o al caffè addizionato di un paio di cucchiaini di zucchero. Con questo criterio si intende richiamare l’attenzione di tutti, in particolare dei genitori e dei loro figli, sull’eccesso di calorie e di molecole stimolanti o energizzanti, che non dovrebbero sostituire l’acqua perfino durante i pasti. In conclusione, la “piramide” vuole soltanto suggerire le quantità di consumo di diversi tipi di bevande, complementari ma non alternative all’acqua, in grado di contribuire alla copertura del fabbisogno idrico di soggetti adulti sani e moderatamente attivi.

Eugenio Del Toma

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