Frequentemente pazienti attenti alla propria alimentazione mi riferiscono di leggere con attenzione le etichette nutrizionali per orientare i propri acquisti, eppure molti non riescono a trarre i vantaggi attesi rispetto all’impegno che hanno profuso. Orientare il consumatore con informazioni sintetiche e attendibili è una sfida che la Comunità europea ha colto a livello istituzionale, e vari Paesi europei hanno proposto soluzioni diff erenti come il “Nutrinform Battery” italiano, il “Nutri-Score” francese o il “Nordic Keyhole” svedese. Senza entrare nel merito dei pro e contro delle diverse proposte, va sottolineato come la discussione si sia accesa fino a creare uno scontro, soprattutto tra la proposta italiana e francese, che ha costretto la Commissione europea a rinviare la decisione su quale sistema di etichettatura adottare. Se creare un’etichetta nutrizionale fosse stato semplice, negli anni si sarebbe trovata una soluzione condivisa.

Una ulteriore riflessione si è aggiunta nel tentativo di orientare i pazienti nella scelta di una nuova categoria di prodotti: i burger vegetali, protagonisti di un mercato in effervescente ascesa, con una crescita del 10% nel solo 2022. Tra i burger si trovano differenti proposte, decisamente eterogenee in termini di ingredienti, sapori e, naturalmente, profili nutrizionali. Solitamente questi prodotti vengono utilizzati come alternative vegetali al secondo piatto, nel tentativo di ridurre il consumo di proteine animali per motivazioni etiche, ambientali oppure salutistiche. A questo scopo ho suggerito ai pazienti di scegliere burger che avessero un contenuto proteico significativo: cioè, se non pari, che almeno si avvicinasse a quello di un buon hamburger di carne e, possibilmente, con un tenore lipidico che non lo facesse assomigliare a una salsiccia.

Ho poi notato che in questa categoria di prodotti ci sono burger nei quali, tra gli ingredienti principali, si trovano cereali come farro o bulgur, oppure pseudocereali come la quinoa; in tali casi il contenuto proteico cala a favore degli amidi, e il loro consumo può essere alternativo a quello di un primo piatto oppure di pane o relativi derivati. A completare il panorama ci sono burger vegetali costituiti principalmente da verdure come spinaci, zucchine o melanzane; tali prodotti, benché denominati “burger”, potranno essere consumati come alternativa a un contorno di verdure piuttosto che di un secondo piatto. Dunque, nel leggere le etichette nutrizionali dei burger vegetali dovremmo conoscere la loro eterogeneità, e sapere se desideriamo consumarli come alternativa vegetale di un secondo piatto, di un primo piatto oppure di un contorno; anche in base a questo valuteremo l’apporto di proteine, carboidrati, oppure il contenuto di verdure e delle relative fibre. Non esiste, dunque, un unico modo di leggere e interpretare l’etichetta nutrizionale: anche per una singola categoria di prodotti, molto dipende dalla consapevolezza dell’uso che se ne vuole fare.

Tag: etichette, alternative vegetali, burger vegetali

Condividi su

Lascia un commento

Dicci la tua! Scrivi nello spazio qui sotto cosa pensi dell’articolo, la tua opinione è importante per noi.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.
Devi accettare i termini per procedere

Ho letto la policy privacy e accetto il trattamento dei miei dati personali

Iscriviti alla
newsletter

di Consumatori

Ricevi ogni mese via mail la rivista digitale e le notizie più interessanti

;