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Condoni e tanta voglia di mattone

Non c’è niente di peggio di chi vuole essere più realista del re: alcuni emendamenti della maggioranza di governo sono sempre pronti, ogni volta che si prospetta l’occasione, ad estendere gli effetti dei condoni edilizi anche agli immobili in zone di vincolo ambientale e paesaggistico. Per esempio, sospendere gli abbattimenti delle prime case costruite in quelle aree. Così vien da pensare sia solo questione di tempo, prima che qualcuno riesca a ottenere, nei fatti, un altro condono che non ha nessuna giustificazione sociale e che sarebbe esiziale da un punto di vista dell’ambiente.
Siamo già il  paese più costruito d’Europa, dieci volte di più di altri paesi come il Regno Unito. Siamo i primi fabbricatori di cemento nel continente, costruiamo dappertutto, comprese le zone di rischio ambientale, eppure ancora non sembra bastare. Inoltre le regioni che hanno recepito il famigerato piano casa di Berlusconi hanno qualche volta peggiorato le cose, mostrandosi più realiste del re. Potrebbe essere il caso della Regione Liguria, che ancora non sa se inserire o meno gli immobili condonati all’interno delle ulteriori possibili sanatorie previste dal provvedimento.
Qui saremmo al paradosso, una delle regioni più costruite d’Italia, che ha dubbi sull’incrementare le possibilità di costruire, e già sarebbe tanto, senza contare che il rischio naturale per frane e alluvioni, in Liguria, è forse il massimo possibile. Già che un paese affidi le sue speranze di crescita economica all’edilizia è paradossale, manco fossimo alla fine di una guerra. Che poi si ragioni di questa ipotesi nelle realtà in cui già la densità costruttiva è esagerata, suona paradossale.
Alcune regioni hanno già respinto il piano casa rifacendosi ai propri regolamenti precedenti, altre ancora lo hanno reso innocuo. L’auspicio è che una regione retta da una giunta di centro-sinistra non avalli standard addirittura maggiori di quelli previsti dal governo. In Lombardia la superficie urbanizzata ha raggiunto il 10% del territorio negli ultimi 15 anni. In Liguria la superficie impermeabilizzata da cemento e asfalto è sempre più alta.  Secondo i censimenti agricoli del 1950 e del 2005 mancano oggi all’appello più di 3,5 milioni di ettari di superficie libera da infrastrutture  e costruzioni:  un territorio più grande dell’Abruzzo e del Lazio messi insieme. Gli effetti negativi sono molto chiari: scriteriata impermeabilizzazione dei suoli; distruzione e frammentazione degli habitat di specie di importanza planetaria; alterazione degli assetti idraulici superficiali e sotterranei; riduzione dell’estensione e della capacità produttiva agricola.
Ci hanno raccontato che il piano casa nazionale serve per dare una camera in più alla famiglia che cresce: ma quando la famiglia decresce che facciamo, ne abbattiamo una?

Mario Tozzi

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