Colleferro ha ventiduemila abitanti e sta in Lazio, a una sessantina di chilometri da Roma. Da Kourou, Guyana Francese, sono 7.300 chilometri (metro più metro meno). Ma dal 13 febbraio scorso Colleferro e Kourou sono più vicini. E Colleferro è diventata più importante. Il 13 febbraio, alle undici ora italiana, dal Centro Spaziale Europeo di Kourou, è stato lanciato Vega. Vega è un vettore spaziale, un missile come diciamo noi che non ce ne intendiamo, e quello era il suo primo volo. Che è come un parto. C’è apprensione. Anche un filino d’ansia. E infatti si chiede sempre: “È andato tutto bene?” Si. È andato tutto bene. Hanno tirato un sospiro di sollievo anche a Colleferro. Perché Vega è costruito per il 65% a Colleferro e dietro ci sono otto anni di lavoro e un programma di ricerca iniziato negli anni ’90. Il resto è francese (12%), spagnolo (7%), belga, (6%), olandese, svizzero e svedese per il poco che rimane.
Vega è un razzo-vettore a quattro stadi, i primi tre stadi sono alimentati da propellente solido, il quarto funziona a propellente liquido. È alto 30 metri, ha un diametro massimo di tre, pesa 136 tonnellate e serve a portare in orbita i satelliti.
Lui è specializzato nei satelliti piccoli e completa la gamma dei lanciatori europei: c’è Ariane 5 che porta su colossi anche di 10 tonnellate e Soyuz che è specializzato per pesi intermedi. Portare in orbita satelliti di piccole dimensioni è importante perché vuol dire ampliare il mercato, aprendo le porte dello spazio a quelli che prima non avrebbero potuto affrontarne i costi: le università, le piccole e medie imprese, i centri di ricerca. Sono piccoli satelliti quelli che servono per l’osservazione del territorio o il monitoraggio dell’ambiente.
Stanno in un’orbita bassa, a 700 km, e pesano fino a 1.500 Kg. Siccome il primo lancio di un vettore è sempre un’incognita e non sai mai se arriverà tutto intero fin lassù, quelli di Vega hanno “offerto” un passaggio gratuito a chi ha accettato la scommessa.
Tra questi l’Università di Bologna che ha portato in cielo Almasat1 e il Politecnico di Torino e la Sapienza di Roma che hanno messo in orbita UniCubeSat. In fondo se hai la macchina nuova e la provi con un amico, mica lo fai pagare!
Vega poi è un missile flessibile: diminuendo il carico, può aumentare la quota raggiungibile. Può anche modificare l’inclinazione dell’orbita rispetto all’equatore terrestre, e parcheggia il satellite dove volete: dalle orbite polari fino a quelle equatoriali.
Poi risparmia carburante perché tre dei suoi quattro motori, vengono tutti prodotti a Colleferro, sono realizzati in fibra di carbonio, un tecnologia innovativa che permette di essere più “leggeri” e quindi di consumare meno. Tra un po’ la useranno anche per gli Ariane 5.
Con Vega, da febbraio 2012, l’Italia fa un passo avanti anche nel prestigio internazionale. Perché entra a far parte di quel ristrettissimo numero di Paesi che possono vantare una propria tecnologia di accesso allo spazio. Possiamo fare i grossi adesso, sobri, ma grossi: siamo uno dei sei paesi al mondo in grado di realizzare un lanciatore completo. Orgoglio italiano, viva Colleferro.
Massimo Cirri e Filippo Solibello