Il 9 agosto scorso il Comitato intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Ipcc) ha reso noto il sesto Rapporto sullo stato del clima globale. Il contenuto non è nuovo: ribadisce – come i cinque rapporti precedenti, usciti negli ultimi trent’anni – che il riscaldamento globale è causato inequivocabilmente dalle attività umane e che andiamo verso un futuro di eventi estremi, molto rischioso per la nostra società e soprattutto per le giovani generazioni. La differenza sostanziale di questo nuovo documento scientifico sta nel livello di allarme e nell’urgenza di azione richiesta ai governi: ormai manca poco tempo se vogliamo evitare lo scenario peggiore, che porterebbe a un aumento di temperatura di oltre quattro gradi al 2100 con annessa salita del livello marino di circa un metro.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite, l’ingegnere portoghese Antonio Guterres, ha definito il sesto rapporto Ipcc “un codice rosso per l’umanità”. Il messaggio di estrema preoccupazione della figura istituzionale che rappresenta tutti i 195 Paesi del mondo è stata sulla prima pagina di qualche giornale straniero, ma non ha avuto la risonanza che meritava. Eppure questa estate 2021 ha mostrato tali e tante anomalie climatiche da confermare ancora una volta che siamo già dentro il cambiamento climatico: la temperatura media del pianeta è infatti già aumentata di 1,1 gradi nell’ultimo secolo e il livello marino sta già salendo di 3,7 mm all’anno.
A fine giugno a Lytton, piccola cittadina canadese nell’entroterra di Vancouver, posta alla stessa latitudine di Bruxelles, il termometro ha toccato i 49,6 gradi, record assoluto secolare per l’intero Canada. A inizio luglio è toccato al nord della Scandinavia registrare 34 gradi, il valore più elevato in Europa oltre il circolo polare artico, e poi in agosto a Siracusa c’è stato il record assoluto di caldo italiano ed europeo: 48,8 gradi. Mai in duecento anni di osservazioni nazionali si era arrivati a tanto. L’effetto della canicola e della siccità si è tradotto in disastrosi incendi boschivi: le foreste assetate si trasformano in pericolosi depositi di materiale infiammabile e basta una distrazione o un atto doloso per far scoppiare incendi indomabili: abbiamo tutti negli occhi le cronache infuocate dalla California, Turchia, Grecia, Sardegna, Midi Francese, Siberia…
Rovescio della medaglia, le alluvioni: quelle inedite e mortifere di inizio luglio tra Germania e Belgio, quelle nostrane del Comasco che hanno allagato anche la villa di George Clooney. E per finire la stagione, gli uragani Henri e Ida che hanno martoriato gli Stati Uniti.
La lista è molto parziale, ma i danni da disastri meteorologici – avverte l’Organizzazione Meteorologica Mondiale – sono aumentati di cinque volte in 50 anni. Ma appena passati un paio di giorni, il più importante rapporto sul futuro dell’umanità è scomparso ancora una volta dai radar dell’informazione cartacea e televisiva, dai dibattiti politici e dalle discussioni del bar, e siamo tutti tornati a fare quello che facevamo prima. Che purtroppo è proprio ciò che causa i cambiamenti climatici.