Futuro presente

Ci vediamo a Grottaglie allo Spazioporto

Tornati dalle vacanze viene voglia di ripartire. Succede sempre quando si è fatto un ­viaggio: visto un posto mai visto, se ne vorrebbe vedere un altro, andare più lontano. Allora cominciamo a pensarci: anno prossimo viaggetto nello spazio? Ci si imbarca su un aero a tre corpi, un trimarano volante, quattro motori, bello come un aliante. Leggero. Si chiama “Spazioplano sub orbitale”. Decollo da uno Spazioporto che è come un aeroporto ma c’è meno coda all’imbarco. Rapida salita: i campi, il mare, il mondo si allontanano. Il cielo è sempre più blu. Cielo profondo, azzurro mai visto. Adesso siamo a dodicimila metri di quota. Lì si mangia qualcosa, un controllino, chi ha bisogno del bagno è meglio che ci va adesso. Poi conto alla rovescia: 3,2,1, accensione.

Si riparte con una navicella spaziale bianca e blu che vista da fuori sembra una via di mezzo tra una supposta con le ali, un dardo e, appunto, una navicella spaziale. Partenza a razzo e via, in un attimo siamo a cinquecento chilometri di distanza dalla Terra. Totale assenza di gravità: chi vuole guarda fuori dal finestrino, chi preferisce galleggia nel corridoio e guarda dall’oblò che c’è in alto. Stelle mai viste, profondità, l’Universo. Noi turisti spaziali siamo in sei: c’è il solito miliardario cinese che scatta foto a raffica, la coppia di pensionati del Minnesota che si fa un selfie con Giove sullo sfondo. Sette minuti di volo.

Poi il comandante comunica che abbiamo iniziato la procedura di rientro nell’atmosfera terrestre. Poi si atterra. Applauso per la perfetta manovra. La voce del comandante ci da il benvenuto nello Spazioporto di Taranto-Grottaglie. Il biglietto per il volo ci è costato 250 mila dollari, sono 35 mila a minuto. Non è economico, ma fuori c’è la fila, prenotazioni a centinaia. Al bar dello Spazioporto brindiamo con un bianco fresco e un paio di friselle al pomodoro. O andiamo in quella trattoria qui vicino che fa delle orecchiette spaziali?

Non sarà l’anno prossimo, ma manca poco davvero. L’Ente nazionale per l’aviazione civile ha già scelto Grottaglie come Spazioporto. Perché c’è molta Puglia nei voli alti. Merito del Distretto Aerospaziale Pugliese e dell’azienda che lo traina. Ha cominciato come impresa familiare costruendo macchine per la raccolta dell’uva e adesso farà il razzo che porterà i turisti nello spazio. Si chiama Gruppo Angel, c’è a capo un signore di 59 anni, Vito Perosa. È piena di scienziati e ingegneri. Gestisce i sistemi di sicurezza delle metropolitane di Londra, Parigi, Seul e Singapore. Costruisce satelliti – insieme all’Agenzia Spaziale Europea e a quella Italiana sta preparando il primo satellite al mondo a propulsione elettrica – e apparati da diagnostica ferroviaria che viaggiano a 300 chilometri all’ora e trovano fratture di mezzo millimetro.

In Canada lavorano a un treno a trazione magnetica che “spedisce” i passeggeri Montreal a Toronto, 540 chilometri, in meno di 40 minuti. Si viaggia in un tubo, con un vagone-capsula che va a 1.200 all’ora. Nello spazio, con la Puglia, ci va la Virgin di Richard Branson. Accordi già firmati. Lui aveva cominciato con la musica. Noi, a volare, ce lo ha insegnato Domenico Modugno. Nel blu dipinto di blu.

Tag: spazio, grottaglie, puglia, turismo spaziale, razzo

Condividi su

Lascia un commento

Dicci la tua! Scrivi nello spazio qui sotto cosa pensi dell’articolo, la tua opinione è importante per noi.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.
Devi accettare i termini per procedere

Ho letto la policy privacy e accetto il trattamento dei miei dati personali

Iscriviti alla
newsletter

di Consumatori

Ricevi ogni mese via mail la rivista digitale e le notizie più interessanti

;