Le immagini degli animali selvatici, che durante i lockdown pandemici passeggiavano tranquilli per le strade di varie città, ci sono rimaste negli occhi a ricordarci che fuori dalle aree urbane esiste una vita. Ed è quella che chiamiamo biodiversità: l’insieme di tutte le specie, non solo i mammiferi più numerosi e fotogenici, ma pure insetti, anfibi, rettili, uccelli, pesci e tutti i vegetali. La tregua per loro è durata poco e le specie più riservate, al ritorno del traffico automobilistico e delle persone, hanno rapidamente fatto dietrofront ritirandosi nuovamente in luoghi più nascosti e sicuri.

Qualcuna tra loro, più audace e più familiare con l’uomo, ha invece deciso di restare e anzi di insediarsi stabilmente, come i cinghiali: sono famosi quelli di Roma, ma non mancano in molte altre città. Si tratta di animali che soprattutto dove trovano rifiuti alimentari abbandonati per strada o in cassonetti accessibili, diventano opportunisti e scelgono la fonte di cibo più facile e assicurata dalle nostre abitudini. Così la convivenza con gli umani  diviene complicata, fastidi e paure – motivate o immotivate che siano – serpeggiano per i quartieri e alimentano malumori che sfociano nella richiesta di eliminazione totale della loro presenza, creando simmetricamente fazioni opposte che invece vorrebbero proteggerli. Era del resto capitato anche con l’orso del Trentino e succede sempre più spesso con i lupi che nelle zone montuose disturbano la pastorizia.

Ci sono singole situazioni sulle quali occorre intervenire anche con la caccia selettiva – specie per i cinghiali, che sono in questo periodo pure portatori della peste suina – ma come sempre quando si ha a che fare con l’ambiente non esistono ricette facili adatte ovunque, ma bisogna analizzare i contesti caso per caso, rivolgendosi agli esperti del settore: zoologi, etologi, veterinari, per citarne alcuni. Occorre anche aumentare la cultura naturalistica delle persone che, sempre più confinate in ambienti artificiali, non hanno più una visione sistemica del territorio e della biosfera.

Verso molti animali che invadono la nostra quotidianità basterebbe attuare comportamenti che non favoriscano il contatto: evitare di abbandonare all’esterno rifiuti con residui di cibo, non fornire intenzionalmente alimenti che li attirino verso le zone abitate, anzi spaventarli e scoraggiare i rapporti con l’uomo. Già questo limiterebbe molto la frequentazione delle aree urbanizzate da parte dei selvatici. Ma poi non dobbiamo dimenticare che, mettendoci dal loro punto di vista, siamo noi che abbiamo invaso i loro territori, nei quali risiedevano da tempi immemorabili e che negli ultimi decenni abbiamo loro espropriato con ogni mezzo: cementificazione, strade, autostrade, ferrovie, illuminazione pubblica, rumore, inquinamento, agricoltura industriale, deforestazione.

Oggi di tutti i mammiferi presenti sulla Terra solo il 4% è selvatico, il 62% è d’allevamento e il 34% siamo noi, otto miliardi. Forse più che essere preoccupati per qualche capriolo che fa capolino tra le case dovremmo preoccuparci del loro rischio di estinzione.    

Condividi su

Lascia un commento

Dicci la tua! Scrivi nello spazio qui sotto cosa pensi dell’articolo, la tua opinione è importante per noi.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.
Devi accettare i termini per procedere

Ho letto la policy privacy e accetto il trattamento dei miei dati personali

Iscriviti alla
newsletter

di Consumatori

Ricevi ogni mese via mail la rivista digitale e le notizie più interessanti

;