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Capire TikTok, il social network degli adolescenti

Nella mappa dei social network TikTok è il territorio dei giovanissimi, quelli che non troverete mai su Facebook perché lì ci stiamo noi adulti. Questo social network cinese permette di creare e condividere brevi video di un minuto al massimo; si possono scaricare brani musicali e usarli come sottofondo per le proprie esibizioni di ballo o di mimo, ci sono filtri ed effetti speciali, si possono creare video “in coppia” o semplicemente girare scene buffe o mini-tutorial.

Il tutto genera un flusso ininterrotto nel quale è facile perdersi per ore guardando un video dopo l’altro e controllando compulsivamente quanti like hanno ricevuto i propri post: niente di diverso da quel che fanno gli adulti su Facebook o Instagram, tranne per il fatto che su TikTok di adulti ce ne sono pochissimi. Fanno eccezione celebrità o politici, che sono lì perché il loro social media strategist ha deciso che “dobbiamo stare anche su TikTok”, possibilmente producendo ogni tanto un video abbastanza curioso o controverso da far parlare di sé.

Perché allora preoccuparsene? C’è chi ha accusato TikTok di essere un meccanismo di sorveglianza di massa globale controllato dal governo cinese, e in effetti di cosa succeda dei nostri dati personali quando li affidiamo a un gestore poco controllabile non possiamo garantire nulla: la tutela della privacy non è sempre una priorità fuori dall’Unione Europea. Con TikTok il terreno è particolarmente scivoloso perché stiamo parlando di giovanissimi, gli stessi che non dovrebbero aprire un profilo social prima dei 13 anni compiuti e che invece magari da bambini ne hanno più di uno e passano ore con lo smartphone in mano.

Ma è degli adulti, in primo luogo genitori e insegnanti, la responsabilità di accompagnare i figli nei luoghi digitali in cui possono stare, e anche di dire all’occorrenza qualche no, spiegando il senso delle regole e insegnando a leggere i termini di servizio invece di scavalcarli con la finta furbizia di una data di nascita falsa. Tutti da ragazzini abbiamo fatto bravate pericolose: le sfide stupide sono sempre esistite, semmai oggi il problema è che vengono amplificate molto velocemente, soprattutto da un certo giornalismo alla ricerca di storie ad effetto.

Non è affatto certo che una presunta “sfida su TikTok” sia stata all’origine della morte della bambina palermitana; è invece certo che ci sono, accanto a noi, preadolescenti e bambini lasciati soli, senza figure adulte che sappiano dare risposte alle loro domande e al loro bisogno di riconoscimento e attenzione. Non basta invocare la chiusura di una piattaforma o affidarsi a soluzioni puramente tecnologiche come i filtri parentali: le risposte ai problemi educativi si trovano nel dialogo e nella volontà di comprensione, in una cittadinanza (anche digitale) attiva e solida.

Per saperne di più
Per capire meglio il fenomeno TikTok,  numerosi gli articoli pubblicati on line su Wired: www.wired.it/topic/tiktok

Su come i media trattano (spoiler: male) il tema del disagio giovanile in relazione anche all’uso delle piattaforme digitali, l’approfondimento di Claudia Torrisi su Valigia Blu: www.valigiablu.it/autolesionismo-giovani-media
Sempre su Valigia Blu, si parla anche dei  limiti delle “soluzioni tecnologiche” alle problematiche legate all’uso dei social da parte dei minori: www.valigiablu.it/minori-tik-tok-social-spid

Tag: , instagram, tik tok

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