Nelle due settimane a cavallo del fine anno anche i consumatori più abitudinari e controllati dovranno affrontare un’offerta smodata di calorie e di tentazioni eno-gastronomiche. Al riguardo, vorrei ricordare una delle dieci Linee guida dell’alimentazione che recita “Varia spesso le tue scelte a tavola”. Attenzione! Non si tratta di cercare una legittimazione delle intemperanze ma soltanto di un invito a recuperare, senza sensi di colpa, qualche evasione dalla routine alimentare che nel clima natalizio ripropone la vasta disponibilità di cibi utilizzabili dall’uomo onnivoro, purché con la dovuta morigeratezza e privilegiando quando possibile la decantata stagionalità dei prodotti.
Il limite di rischio insito nel troppo frequente ricorso ad alcuni alimenti, per esempio la soglia di concentrazione dei metalli pesanti nei tonni, oppure quella del colesterolo nel tuorlo d’uovo, è ben diverso per chi mangia ogni giorno alimenti “a rischio” metabolico o di inquinanti, rispetto a chi li assume saltuariamente.
Questo concetto è valido per qualsiasi cibo e la varietà delle scelte alimentari è al contempo una forma di difesa e una risorsa alternativa contro possibili carenze. Infatti, l’organismo umano può inattivare molti agenti estranei alla sua composizione (xenobiotici) o viceversa può patire l’insufficienza di molecole protettive (antiossidanti, ecc.).
La situazione, però, diventa pericolosa quando l’aggressione si protrae per tempi lunghi, come potrebbe verificarsi tra coloro che hanno uno stile alimentare eccessivamente monotono. Inoltre, i concetti di varietà e di rotazione stagionale ci portano a preferire i prodotti freschi, preferibilmente dei nostri territori, con un corollario positivo: la possibilità di dotarsi quasi inconsapevolmente di tutte le tessere del mosaico nutrizionale, comprese le sostanze prive di valore energetico (vitamine, minerali, ecc.) utili o essenziali per gli intrecci metabolici.
Malgrado il vecchissimo proverbio che vorrebbe tener lontano il medico mangiando “una mela al giorno” è preferibile ritornare alla stagionalità dei prodotti agricoli pur senza ignorare le alternative occasionali dei datteri, di un mango o di una banana, dotati comunque di altri pregi. Altrettanto vale per un piatto occasionale di cuscus, una paella o per dei legumi, ormai desueti, come ceci, lenticchie o fave.
Tuttavia, la varietà e l’alternanza delle scelte non possono prescindere dalla sobrietà delle porzioni, pur giustificando qualche sconfinamento nel mondo discusso dei dolciumi, se non altro perché l’esperienza insegna che l’eccesso di proibizioni non educa ma semmai scoraggia chi dovrà seguire per tutta la vita una dieta restrittiva. Allora, “adelante cum judicio” nelle scorribande gastronomiche del prossimo Natale.
Buon Natale, con sobrietà e varietà nel cibo
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