Nonostante il clamoroso voltafaccia del governo che arriva proprio mentre sto scrivendo queste righe, voglio lo stesso parlare di energia nucleare, e del suo sempre meno probabile ritorno in Italia, dopo il catastrofico incidente di Fukushima. Per ribadire con forza due concetti chiave: non esistono centrali intrinsecamente sicure e, anche quando non ci sono incidenti, il nucleare fa male alla salute. I fatti di Fukushima testimoniano per sempre a favore del primo concetto: vecchia o nuova che fosse la centrale, le previsioni dei tecnici si sono dimostrate errate nella valutazione dell’altezza d’onda dello tsunami che ha messo in crisi il sistema autonomo di raffreddamento. E il terremoto era più forte del massimo atteso. Per questa ragione, da oggi, gli impianti nucleari vanno dimensionati a rischi naturali più gravi e, dunque, dovranno costare di più dei già tanti 10 miliardi di euro che costano ora (e chi se li può permettere senza aiuti statali?). Dal 1970 al 2010 nei 441 reattori nucleari del mondo sono occorsi 9 incidenti gravi: altro che scarsi. E nel solo 2007 sono accaduti 942 incidenti minori. In Giappone si è infranto il mito della sicurezza nucleare: semplicemente non esiste più.
Ma il dato più grave è quello che emerge da uno studio commissionato dal Governo Federale tedesco (ufficio per la protezione dalle radiazioni), dunque non da pericolosi ambientalisti. L’Università di Mainz (su dati disponibili dal 1990 al 2003), segnala una significativa maggior incidenza di tumori e leucemie infantili attorno alle centrali tedesche. Nelle 17 centrali avviene che, nei bambini che risiedono in un raggio di meno di 5 km dalle centrali, il rischio di ammalarsi di leucemie e del 76% in più di quelli che vivono a 50 km. I tumori embriogenetici sono incrementati del 160% e le leucemie del 220%: in Germania c’è una correlazione fra la distanza della casa dalla centrale nucleare e il rischio di sviluppare un cancro entro 5 anni dalla nascita. Coinvolti nello studio di ricerca erano 1.592 bambini d’eta inferiore ai 5 anni che hanno preso la malattia, e 4.735 bambini in buona salute: sono stati riscontrati 77 casi di cancro (60% più del previsto) e 37 casi di leucemia (117% più del previsto). Il responsabile dello studio, Professoressa Maria Blettner, ha affermato: “Possiamo provare statisticamente che il rischio per i bambini di contrarre il cancro aumenta se crescono vicino ad una centrale nucleare.” E inoltre che: “non possiamo arrivare a nessuna conclusione per gli adulti – semplicemente perchè lo studio è relativo solo ai bambini.” Dati che contrastano con quanto sostiene Umberto Veronesi, secondo cui il nucleare non aumenta il rischio cancro.
Un’ultima considerazione: la New York Academy of Science parla senza mezzi termini di un milione di morti complessivi per Chernobyl, di cui 250.000 in più per tumori e leucemie rispetto all’atteso in Europa e 19.000 nel resto del mondo. In contrasto con il Forum dell’ONU su Chernobyl (2006) che parla di soli 58 morti e, forse, di 4.000 tumori in tutto. Ma l’OMS non può contestare i dati dell’ONU, perché ha firmato un assurdo protocollo (1959, risoluzione Wha 12.40) per cui non può diffondere dati sulle problematiche di salute derivanti dagli impianti nucleari senza l’approvazione dell’energia atomica internazionale (IAEA). Vi pare normale?
Ancora nucleare, con nuovi motivi per dire di no
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