Quelli del mondo della moda non se ne sono mai fatti una ragione, ma la maglia più famosa d’Italia è roba di biciclette. É quella del Giro, è la maglia rosa. Esiste da 99 anni, quest’anno ce ne sono 21, una per tappa, dall’Olanda a Torino. La maglia rosa la indossa il leader della classifica generale, è il simbolo del primato. È talmente forte, come, simbolo, che è diventata un modo di dire. Poi c’è la maglia rossa per il corridore che è in testa nella classifica a punti per i piazzamenti sul traguardo finale e ai traguardi volanti; la maglia bianca per chi va più forte tra quelli che hanno meno di 25 anni e la maglia azzurra. È per il più forte degli scalatori, il leader della classifica sui Gran Premi della Montagna e prima, fino al 2011, era verde. Ma azzurra è meglio, azzurro come il cielo sopra le grandi vette.
Quest’anno è tornata anche la maglia verde e non la indossa un corridore solo, la porta idealmente tutto il Giro. Perché per tutte le 18 tappe italiane, all’interno delle aree di partenza e arrivo, i cuori della corsa, verranno differenziati tutti i rifiuti prodotti dalle squadre, i tecnici, chi ci lavora e chi lo racconta. Carta e cartone, plastiche, metalli, vetro e organico andranno ognuno in un contenitore apposito, come si fa nelle case degli italiani, per ridurre al minimo i rifiuti non recuperabili.
Ci saranno 77 postazioni di raccolta, 37 in partenza e 40 in arrivo, con 406 contenitori, 15.600 sacchetti, anche quelli trasparenti per controllare la qualità della differenziata, e 40.000 stoviglie compostabili. Per quelli che prima di partire mangiano qualcosa al volo e si sentono più leggeri all’idea di aver prodotto un rifiuto biodegradabile. E così pedalano meglio. Al progetto, si chiama Ride Green, lavorano 7 persone di ERICA, una cooperativa di Alba che da tredici anni si dà da fare con Comuni, Province, Regioni, Consorzi e aziende tutte le parti del mondo. Per progettare servizi ambientali, campagne di comunicazione e attività di educazione all’ambiente.
Lungo il percorso di ognuna delle 18 tappe ci sono più di 200 volontari attenti ai rifiuti. Far diventare il Giro un evento ecosostenibile è un progetto di lungo respiro. L’anno scorso il WWF ha studiato l’impatto ambientale della corsa rosa e ne è venuto fuori un piano di azione di cinque anni, per farla diventare un’eccellenza nel panorama degli eventi internazionali anche per l’impronta ambientale. Si parte, giustamente, dalla gestione corretta dei rifiuti che la Carovana del Giro produce.
La sfida è quella di fare eventi ecosostenibili, anche quando sono grandi, complicati e lunghi come il Giro. E se raccolta differenziata e riduzione dei rifiuti riesce a farle il Giro d’Italia, tra due crono individuali, una cronoscalata, quattro tappe di alta montagna, sette di media montagna e 42.200 metri di dislivello complessivi significa che le possiamo fare anche noi a casa. Anche se tocca scendere in cantina con due sacchetti in mano e non c’è nessuno a cronometrare la tua performance.
Roberto Cavallo, amministratore delegato di ERICA, è contento perché un obiettivo così importante – raccogliere, differenziare, riciclare – un po’ è già raggiunto se lo comunica la grande macchina di spettacolo, sport, voglia e passione che è il Giro d’Italia.