Voltaire diceva che gli uomini chiacchierano, la natura agisce. Così mentre il neopresidente degli Stati Uniti Donald Trump mette in discussione il riscaldamento globale tacciandolo di bufala, il 2016 si chiude come anno più caldo dell’ultimo secolo e mezzo, cioè da quando esistono dati meteorologici globali. E nel buio della notte polare il ghiaccio di banchisa stenta a formarsi come mai accaduto da quando esistono misure satellitari: mancano all’appello un milione di chilometri quadrati di mare ghiacciato, fa troppo caldo.
Il presidente francese Hollande nel suo messaggio di fine anno ha dunque avvertito Trump che «la Francia non consentirà a nessuno stato» di rimettere in causa l’accordo sul clima di Parigi, siglato nel dicembre 2015 e ratificato lo scorso novembre dalla maggioranza dei governi mondiali. Vedremo. Intanto in Italia alla mancanza di neve sulle Dolomiti si è sopperito con quella sparata dai cannoni, tutti contenti, ho sentito dire «la tecnologia batte la natura, se poi la temperatura nei prossimi anni salirà ancora, inventeremo metodi per fare la neve a temperature positive!». Questa è dissonanza cognitiva.
Come se un mondo in preda a cambiamenti climatici epocali, dove la siccità metterà in crisi la produzione alimentare di miliardi di persone, dove gli eventi estremi picchieranno duro, dove il livello del mare continuerà ad aumentare scacciando popolazioni costiere che alimenteranno l’esercito dei migranti, potesse tranquillamente pensare di andare a sciare sulla neve programmata!
Mi sembra manchi la consapevolezza della dimensione epocale del problema climatico e ambientale. Sembra solo un gioco, o al limite uno dei tanti fastidi che si risolveranno da soli, come non si sa, ma per adesso godiamoci il petrolio a prezzo di saldo. Qui da noi prima di tutto bisognerebbe fare cultura ambientale di massa. Spiegare la complessità dei legami tra uomo e natura e i rischi che corriamo se alteriamo eccessivamente gli equilibri.
Poi passare all’azione per ridurre gli impatti. In questo siamo un paese strano: abbiamo esempi d’eccellenza nel settore delle energie rinnovabili, della raccolta e del riciclo dei rifiuti, nella progettazione di dispositivi e materiali ecosostenibili. Ma al tempo stesso abbiamo i peggiori esempi di degrado ambientale, la terra dei fuochi, i siti industriali inquinati, la cementificazione galoppante, l’aria urbana irrespirabile, lo spreco energetico e l’indifferenza sociale verso i principi ecologici. Manca nel nostro Paese una visione univoca, a partire dalle  istituzioni governative, che ponga il rispetto ambientale in priorità assoluta, come strategia a lungo termine in grado di migliorare la vita dei cittadini e creare un’economia virtuosa. Ambiente come ago della bussola che orienta tutto il resto. No, qui non si vuol fare perché si cerca di assecondare tutti gli interessi, quelli buoni e quelli sporchi. Con il piede in troppe scarpe, non c’è mai una direzione di marcia precisa, oggi si favoriscono azioni ambientalmente virtuose, domani le si mortifica. Brutta cosa frustrare le buone pratiche di quella parte d’Italia sensibile e innovativa che ci può traghettare verso un futuro sostenibile.

Tag: Clima, Ambiente

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