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Allerte meteo, è ora di prenderle sul serio

Avrei voluto evitare, quest’anno, di scrivere ancora di cambiamento climatico e di allarmi meteorologici, perché pensavo che la questione fosse definitivamente acquisita per cittadini e amministratori. Invece non è così e l’ennesima alluvione di Genova ci coglie ancora una volta impreparati, mentre desta sorpresa che alcuni sindaci abbiano finalmente deciso di chiudere le scuole e limitare la mobilità prima, e non dopo, il picco delle piogge. Che come si sa sono profondamente cambiate: in poche ore cade l’acqua che un tempo cadeva in sei mesi. Eppure gli ultimi dati del CNR ci dicono che l’ottobre passato è stato uno dei più caldi di sempre e che ha, complessivamente, addirittura piovuto meno rispetto al solito (tranne in qualche località). È che il territorio è sempre più fragile: spesso si sono costruite opere sbagliate e nella maggior parte dei casi non si è fatto nulla per rimediare. Infine, l’ultimo report dell’ONU sui cambiamenti climatici è talmente grave e ultimativo che non si comprende come possa essere ancora bellamente ignorato dai più.

Sono rimasti sorpresi, i cittadini di Roma e di molte città d’Italia, dal sussulto di saggezza dei loro amministratori locali: dopo anni di scaricabarile finalmente qualche sindaco si assume la responsabilità di chiudere le scuole e prendere provvedimenti adatti. Va detto subito che hanno fatto bene: nei paesi civili ci si comporta così per evitare il peggio, anche se il peggio, come  accaduto a Roma, non è così brutto come lo si dipingeva. A New York il sindaco non ha esitato a interdire l’intera Manhattan quando, due anni fa, doveva arrivare l’uragano Sandy che, invece, atterrò quasi in sordina; ma nessuna protesta quando l’allerta si rivelò, in sostanza, poco fondata.

Quando si parla di rischi naturali, solo un allarme su tre è effettivamente foriero di eventi davvero violenti. Il problema è che il rischio idrogeologico non si può azzerare in un paese come l’Italia, e nemmeno quello sismico o vulcanico, mentre molti si illudono di poterlo tenere sotto controllo anche nelle rovinose condizioni in cui è ridotto il territorio nazionale. E l’allerta crea fastidi: bisogna chiudere scuole e limitare la mobilità dei cittadini che, si ritiene, la faranno poi pagare in termini di consenso.

Voglio salutare però con soddisfazione una inversione di tendenza: da un lato la costituzione di un’Unità di Missione governativa contro il Dissesto Idrogeologico che dovrà far ripartire le opere utili, già finanziate, e che non erano mai partite. Dall’altro finalmente qualcuno che si prende la responsabilità impopolare di essere conseguenti all’allerta meteorologico. Sperando che venga messa in pratica non solo quando si tratterà di dare di nuovo l’allarme, ma anche quando si tratterà di impedire di insediarsi nelle zone a rischio o di cementificare argini e alvei dei fiumi. O quando si tratterà di spostare chi vive in zone troppo rischiose.

dicembre 2014

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