La velocità con cui si è arrivati al vaccino contro il virus è senza precedenti, l’umanità si è mossa alla svelta come mai nella storia. Sviluppato in mesi invece che in anni, approvato dalle agenzie di controllo che hanno cominciato a leggere i documenti inviati dalle aziende farmaceutiche man mano che arrivavano invece di aspettare che ci fossero tutti, chiedere allo stagista di fare le fotocopie e aprire il fascicolo, con calma, il lunedì dopo.

Sono stati determinanti, per fare veloce, il fiume di denaro investito dai governi e un ex ragazzino turco. Si chiama Ugur Sahin, è il fondatore di BioNTech e la sua famiglia è arrivata in Germania da Iskenderun, una città sul confine siriano. Per portarsi avanti, a quattro anni, Ugur ha già deciso di fare il medico. Poi si innamora di una scienziata, Özlem Türeci, per continuare a fare ricerca anche tra le lenzuola. E la mattina delle nozze, prima di giurarsi amore eterno, Ugur e Özlem fanno un salto in laboratorio. E ci tornano subito dopo la cerimonia. Amore per la scienza? Voglia di sottrarsi alle zie venute da Iskenderun che hanno bevuto troppo? Non importa: il veloce dottor Sahin a metà gennaio 2020 legge su Lancet di uno strano virus che si sta diffondendo a Wuhan. Capisce subito che il mondo sta andando verso una pandemia: lascia la rivista sulla mensola del bagno e dirotta le forze dell’azienda verso un vaccino. Con i laboratori in funzione notte e giorno, i ricercatori divisi in due gruppi che non devono mai incontrarsi, il divieto di andare al lavoro con i mezzi pubblici – “usate la macchina o compratevi una bicicletta” – e, naturalmente, di ferie per quest’anno non se ne parla.

Tutto questo slancio, tutta questa velocità deve continuare: adesso il vaccino c’è e bisogna vaccinare più persone possibile. E farlo alla svelta. Come facciamo? Cosa farebbe il dottor Sahin? Di sicuro niente ferie. Perché la Lombardia – quella che ha la migliore sanità insieme al peggiore disastro Covid al mondo – è partita in ritardo con le vaccinazione perché c’era gente in ferie.

Conviene far cadere il governo e andare a votare in piena campagna vaccinale? Non si sa. Di sicuro, in caso di elezioni, si può far trovare un infermiere con la fiala pronta in ogni cabina elettorale. L’elettore tira su la manica e mentre vota, zac: vaccinato. Al ballottaggio si inocula la seconda dose. Perché adesso l’importante è vaccinare. Si può vaccinare al Festival di Sanremo, al Giro d’Italia, al Salone del Mobile, alla Mostra del Cinema o a quella D’Oltremare. Si può vaccinare al mare, che sono già tutti a braccia scoperte. Si può vaccinare nei teatri, così il palcoscenico si riapre e qualche grande attrice può svenire in scena per l’emozione. Si può vaccinare allo stadio, esultando per ogni iniezione. Si può vaccinare nei prati in montagna e nei parchetti in città. Si possono vaccinare i padroni dei cani, che hanno un braccio più lungo dell’altro per via di tutto quel tirare il guinzaglio. 

Si può vaccinare al semaforo, sfruttando il riflesso condizionato che porta l’automobilista in coda a sporgere il braccio dal finestrino. Prima che scatti il verde, l’iniezione: già fatto?! Una bella ripartenza.

Tag: virus, pandemia, covid 19, vaccino

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