Non importa se i regali li porta Babbo Natale o San Nicola, Gesù Bambino, Santa Lucia o la Befana. Per l’anno nuovo bisogna desiderare qualcosa, perché – pensiamoci – desiderare è un modo di disegnare il futuro. E allora per il 2022 io vorrei:
– Un’estate ragionevolmente calda e un inverno ragionevolmente freddo. Perché vorrei che il mondo continuasse ad esistere e il cambiamento climatico lo sta minacciando. Vorrei anche dei giorni di grande caldo – verrà l’estate, ci sta – perché mi piacciono i titoli dei giornali: “Caldo: Italia infuocata fino a Ferragosto”, “Bollino rosso in 17 città”. E mi piacciono ancora di più i consigli dei giornali a noi cittadini: “Meglio non uscire di casa nelle ore più calde”; “A pranzo mozzarella e insalatina meglio del gulasch di cervo ripassato in padella con burro e pancetta”.
– Non vorrei eventi meteorologici estremi: tifoni nel Mediterraneo, piogge modello diluvio universale, chicchi di grandine come palle da bocce sulle vigne già colpite dalle gelate artiche a fine aprile. Ma credo che ci saranno. Allora vorrei una politica nazionale e locale che cominci a ragionare su come si possa mitigare l’effetto dei cambiamenti climatici. Così vorrei una classe politica all’altezza di questo difficile compito. Che sappia che ”mitigare” non vuol dire “essere un mito” ma diminuire, ridurre, attenuare. Dalla classe politica vorrei anche che mitigasse la sua ansia litigiosa da perenne campagna elettorale. E che guardasse al futuro. Quello lungo: anche due/tre mesi oltre la polemica di oggi.
– Vorrei, per tornare ai cambiamenti climatici, che si cominciasse a piantare alberi in città e fuori. Per salvarci dall’accumulo di CO2 ne servono mille miliardi. Sono tanti, obiettivamente, ma bisogna cominciare. E così vorrei davvero che in futuro si potesse dire: “Ti ricordi il 2022? L’anno in cui abbiamo cominciato a piantare alberi?”
– Vorrei che nel 2022 si estinguessero i negazionisti del cambiamento climatico. Ne teniamo uno o due, per ricordarci che strana specie siamo noi umani. Ma li ospitiamo in un museo. E mai in televisione.
– Siccome nel 2021 noi italiani abbiamo vinto tutto – europei di calcio, olimpiadi, mondiali di tiramisù – nel 2022 vorrei che eccellessimo in altre discipline sportive: Caccia all’Evasore Fiscale, con un maresciallo della finanza che ne arresta tre in venti secondi netti stabilendo il nuovo record mondiale. E Lancio dell’Intollerante, con una prof di matematica che scaglia un bulletto omofobo quindicenne a 27 metri dalla scuola e poi lo va a riprendere e gli spiega perché.
– Per i sette anni che cominciano nel 2022 vorrei un Presidente della Repubblica tipo Sergio Mattarella. Colto, ragionevole, misurato e appassionato, perbene. Capace di gesti comunicativi che uniscono invece che esasperare. Secondo me il più adatto a prendere il posto di Sergio Mattarella è Sergio Mattarella.
Capisco la sua titubanza, Signor Presidente. Altri sette anni sono troppi: facciamo ancora due? Uno e mezzo? Uno? Nove mesi e poi se ne riparla? Uno smart working: tre giorni a casa e due al Quirinale? In ogni caso: grazie Presidente. E molti auguri di buon futuro a Lei e a noi. Ne abbiamo bisogno.